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Il fatto
16 Dicembre 2025 - 20:15
Dopo molti anni senza segnalazioni, la lebbra – nota in ambito medico come morbo di Hansen – è tornata a comparire in alcuni Paesi dell’Europa orientale. Le autorità sanitarie hanno confermato recenti diagnosi in Romania e Croazia, precisando che si tratta di infezioni importate, collegate a persone provenienti da aree del mondo dove la malattia è ancora presente in modo endemico.
Secondo gli specialisti, la situazione è sotto controllo e non indica un rischio immediato per la popolazione generale. La bassa contagiosità della patologia e l’efficacia delle terapie disponibili consentono una gestione sicura dei casi individuati.
In Romania, la prima diagnosi di lebbra dal 1981 è stata effettuata nella città di Cluj-Napoca. L’attenzione delle autorità si è concentrata su quattro donne che lavoravano in un centro benessere. Due di loro, di 21 e 25 anni, hanno manifestato i primi segni clinici della malattia, come lesioni cutanee sospette, successivamente confermate da esami di laboratorio positivi al batterio Mycobacterium leprae.
Le altre due persone coinvolte non hanno sviluppato sintomi, ma sono state inserite in un programma di osservazione clinica. A titolo precauzionale, il centro è stato temporaneamente chiuso per consentire la sanificazione degli ambienti e l’avvio di un’indagine epidemiologica sui contatti.
Parallelamente, in Croazia è stato segnalato un singolo episodio di lebbra, il primo dal 1993. Il paziente è un lavoratore di origine nepalese residente nel Paese da diversi anni. Anche in questo caso, le autorità sanitarie hanno chiarito che non esiste alcun focolaio attivo.
Il paziente è stato sottoposto a terapia antibiotica e sono stati individuati e monitorati i contatti stretti, secondo i protocolli sanitari internazionali.
L’epidemiologo Massimo Ciccozzi, professore all’Università Campus Bio-Medico di Roma, ha invitato a interpretare questi episodi senza allarmismi. In un intervento televisivo ha spiegato che la lebbra si trasmette con difficoltà e solo in circostanze specifiche.
Il contagio avviene attraverso goccioline respiratorie, come tosse o starnuti, ma richiede contatti ravvicinati e prolungati con una persona non ancora in trattamento. Inoltre, la malattia ha un’evoluzione lenta e può essere curata efficacemente se diagnosticata in tempo. Sebbene possa causare disabilità se trascurata, oggi non è considerata una patologia mortale.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità sottolinea che una volta iniziata la terapia raccomandata, il paziente smette rapidamente di essere contagioso. La gestione dei casi si basa su diagnosi precoce, trattamento immediato e tracciamento dei contatti.
L’OMS inserisce la lebbra tra le malattie tropicali trascurate, ancora diffuse in oltre 120 Paesi, soprattutto in alcune zone dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina. Nonostante lo stigma storico associato al termine “lebbra”, la comunità scientifica ribadisce che si tratta di una malattia curabile.
La lebbra è un’infezione cronica causata dal batterio Mycobacterium leprae. Può colpire la pelle, i nervi periferici, le mucose delle vie respiratorie superiori e, in alcuni casi, gli occhi.
Una delle sue caratteristiche principali è il lungo periodo di incubazione: i sintomi possono comparire dopo mesi o addirittura anni dal contagio, rendendo talvolta complessa l’identificazione precoce.
I segni clinici della lebbra compaiono in modo graduale e possono includere:
Macchie cutanee chiare o arrossate con riduzione della sensibilità;
Intorpidimento o perdita di sensibilità in specifiche aree della pelle;
Ispessimento dei nervi periferici, talvolta associato a debolezza muscolare;
Formicolii o perdita di forza a mani e piedi;
Nei casi non trattati, danni neurologici, problemi oculari o deformazioni.
A differenza di molte infezioni respiratorie comuni, la lebbra non si diffonde tramite contatti brevi o occasionale. Non è sufficiente una stretta di mano o un abbraccio veloce per trasmettere la malattia.
Il contagio richiede un’esposizione prolungata e ravvicinata con una persona infetta non curata, attraverso le secrezioni respiratorie emesse con tosse o starnuti.
La cura della lebbra si basa su una terapia multifarmaco indicata dall’OMS, che prevede la combinazione di diversi antibiotici per un periodo variabile da sei mesi a oltre un anno, a seconda della forma clinica.
In Romania e Croazia i pazienti hanno già iniziato il trattamento e sono seguiti da sistemi di sorveglianza sanitaria attiva. Secondo gli esperti, la comparsa di casi in Europa orientale è legata soprattutto alla mobilità internazionale.
Ciccozzi sottolinea che, in linea teorica, casi importati potrebbero comparire anche in Italia, ma il sistema sanitario nazionale dispone delle competenze necessarie per riconoscere e gestire tempestivamente infezioni di questo tipo. Il rischio per la popolazione rimane molto basso, a condizione che venga mantenuta un’adeguata vigilanza medica.
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