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CRONACA GIUDIZIARIA
24 Dicembre 2025 - 08:38
Il voto è alle porte e il telefono diventa uno strumento decisivo. Il 29 settembre 2021 Salvatore Gallo chiama uno dei suoi procacciatori di preferenze, un uomo con una grave disabilità, che si muove su una sedia a rotelle. «Sta campagna elettorale… qualche telefonata la puoi fare?», dice. «Certo – risponde l’altro – le ho già fatte. Anche se ho altro per la testa. Ho male tutto il giorno». Poco dopo è l’uomo a richiamarlo. Ringrazia per il trattamento ricevuto in una clinica: la lista d’attesa, per lui, si è ridotta a dieci giorni. Gallo rivendica il peso delle sue relazioni e presenta il conto: «Se non era per me mica ci arrivavi facilmente… questo ti costa 50 voti di preferenza… se no non chiedere più niente. Devo vincere». È la logica dello scambio, il do ut des, che per il tribunale di Torino coincide con la “strategia Gallo”. L’ex leader socialista ed ex manager Sitaf è stato condannato a quattro anni e quattro mesi in abbreviato per peculato e tentata corruzione. Secondo l’accusa, offriva utilità – in particolare le tessere Sitaf per viaggiare gratis sulla Torino-Bardonecchia – a medici, avvocati, amici e anche a una giudice, chiedendo in cambio voti per candidati del Pd. Gallo è difeso dagli avvocati Alberto Mittone e Gregorio Calabrese. Nelle motivazioni, il gup Antonio Serra Cassano, accogliendo la tesi del pm Valerio Longi, parla di un sistema rodato: relazioni personali sfruttate per anni, favori distribuiti in modo mirato, consenso politico come obiettivo finale. Le tessere Sitaf, nel 2021, emergono dalle intercettazioni come una vera ossessione. «Mandamene tre o quattro domani mattina», chiede Gallo. Ma la società, sottolinea il giudice, poteva rilasciarle solo per esigenze di servizio, non per finalità politiche. Eppure diventano la chiave per “tenere caldi” rapporti utili in vista delle comunali di Torino e per sostenere candidate come Sonia Gagliano e Caterina Greco, non indagate. Telefonate a medici di base e primari, ringraziamenti espliciti – «alla Fornaca non paga niente» – e conferme di voto. Anche da parte di una giudice intercettata mentre racconta di aver partecipato alle primarie del 2021 ed essere passata senza pagare al casello di Bruere. «Non riesco ad arrivare al seggio, ci sono venti scalini», dice l’uomo sulla sedia a rotelle. La risposta di Gallo è netta: bisogna andare. «Perché dobbiamo perdere un voto?».
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