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Una vita a raccogliere cimeli: «Ora lascio tutto a mio figlio»

Barbieri
Settant’anni a maggio, di cui 48 di attività e una vita passata a raccogliere reperti che richiamano la vita lavorativa del barbiere. La passione per il collezionismo ha portato Adriano Barbieri, noto coiffeur di Barriera di Milano, a trasformare il suo negozio di corso Giulio Cesare 195, dove i clienti non vanno solo per tagliarsi i capelli e la barba, in una sorta di museo che raccoglie attrezzature e oggetti che raccontano la storia di una professione.

«Il mio lavoro è tutto, dobbiamo usare la testa ma non smettere di vivere» racconta Adriano. Circa 25mila i reperti raccolti in trent’anni. Tra i mercatini, passando da Sant’Onofrio fino a Lione. Si va dalle insegne agli specchi passando per le forbici e i rasoi. Tra questi la “croce di Malta” che risale ai primi del Novecento. Un pezzo appartenuto a Gabriele D’Annunzio. Poi ci sono gli arricciacapelli, dotati di scaldini a gas o ad alcool che servivano per tenere i capelli in piega.

Non manca la macchina per la permanente a caldo e il lavabo portatile in ottone cromato, utilizzato quando non esisteva l’acqua corrente. E le barberine, le vaschette sagomate del Settecento e Ottocento che una volta si appoggiavano al collo dei clienti per evitare di sporcarli. Si chiude con i phon. Uno in particolare risale agli anni 30’ e pesa cinque chili. Ma Barbieri oltre che parrucchiere è anche artista e pittore, esponendo dal lontano 1971, con più di 150 mostre alle spalle.

Le sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private. Così da tempo, al negozio, è affiancata la galleria “A/B Gallery” di dipinti, oggetti e mestieri che richiamano al ruolo del barbiere nella società di oggi e di ieri. «Sono ancora in attività come pittore - racconta -, ma l’erede dell’attività di parrucchiere è mio figlio Silvio Barbieri, che con me lavora da anni, a cui ho lasciato in dote il negozio».
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