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L’Egizio e Wikipedia, enciclopedia sul web: 2.300 reperti online

museo egizio gn

Al tema dell’open access, ossia, della libera fruizione su Internet dei patrimoni museali italiani che sta tanto facendo parlare i favorevoli e i contrari, risponde il Museo Egizio di Torino. Senza troppe parole, ma con i fatti, rendendo pubblici 2.300 reperti fra i 40.000 che compongono il patrimonio del gioiello torinese. Oggetti, documenti, sculture, abiti, papiri e mummie, in esposizione o conservati nei depositi, che quotidianamente vengono studiati. Wikimedia Italia, in sostanza, sta caricando le immagini provenienti dal sito del Museo su Wikimedia Commons, la più grande banca dati al mondo che già ospita oltre 90 milioni di immagini liberamente utilizzabili, e Wikidata, il database collaborativo che favorisce la ricerca di contenuti online. Contenuti importanti, da rendere pubblici senza paura per soddisfare la sete di sapere del pubblico internazionale. Questo il pensiero anche del direttore del museo, Christian Greco: «I musei sono l’enciclopedia materiale delle generazioni che ci hanno preceduto. Come sottolinea l’articolo 9 della nostra Costituzione, la Repubblica custodisce il patrimonio culturale e la ricerca tecnico-scientifica. Le nostre collezioni, quindi, appartengono alla res pubblica e rappresentano un pezzo di memoria collettiva che le generazioni precedenti ci hanno lasciato in eredità. Dunque, per far vivere la collezione, per far in modo che lo studio si sviluppi e che si sviluppi l’industria culturale e creativa, c’è necessità assoluta che tutte le collezioni siano accessibili a tutti e in ogni luogo». L’iniziativa ha l’obiettivo di invitare tutte le oltre 3.000 istituzioni culturali italiane a collaborare con Wikipedia e i progetti Wikimedia, accompagnandole nell’elaborazione della pubblicazione di una selezione di immagini e documenti con strumenti e licenze libere. E non è la prima volta che l’Egizio mette a disposizione degli internauti le proprie collezioni.

Il tempio di via Accademia delle Scienze, che nel 2024 compirà i suoi primi 200 anni, è tra i musei all’avanguardia per quanto riguarda questo tipo di iniziative. Già prima della pandemia aveva lanciato il Turin Papyrus Online Platform (Tpop), vincitore del Premio del Patrimonio/ Premio Europa Nostra 2020 nella categoria “Ricerca”, che contiene fotografie ad alta risoluzione, descrizioni in inglese e talvolta traslitterazioni e trascrizioni geroglifiche di una parte dei 700 manoscritti, interi o riassemblati, e oltre 17.000 frammenti di papiro, che documentano più di 3.000 anni di cultura materiale scritta in sette scritture e otto lingue, conservati nella papiroteca del Museo. Un work in progress volto a rendere accessibile la Collezione papiri dell’Egizio, che è esposta in minima parte.

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