Ancora cassa integrazione. Alla Maserati, dove non è una novità. E pure alla Comau, il gioiellino di Famiglia che, come tutto il resto dell ’indotto ex Fca, adesso che la fusione con Peugeot è stata fatta, trema. Pure lei, con i suoi 900 dipendenti di Grugliasco, condannata al limbo di coloro che son sospesi in attesa che il Gruppo presenti finalmente un piano spiegando cosa intenda fare, e soprattutto dove.
Le notizie arrivate ieri grazie alla Fiom che le ha rese note, sono tutt’altro che positive. La prima è che l’azienda di robotica e automazione industriale del gruppo nato dalla fusione tra Fca e Peugeot, anche in seguito all’annullamento di commesse da parte di Stellantis stessa, ricorrerà a nove settimane di ammortizzatori sociali tra maggio e giugno. La seconda è che la cassa integrazione prosegue anche alla Maserati di Grugliasco, dove ieri sono state chieste ulteriori quattro settimane e mezzo.
«Tutti segnali negativi», secondo Edi Lazzi, il segretario torinese della Fiom. Che per l’ennesima volta torna a chiedere alla politica di rompere quel silenzio in cui annegano le speranze. «Le istituzioni locali, nazionali e Draghi in particolar modo - sostiene Lazzi - devono capire che se si vuole salvare l’economia cittadina bisogna avere un piano preciso di investimenti da effettuare sul settore automotive e sull’energia pulita, quindi andare da Tavares, forti di un progetto, per chiedere volumi produttivi sufficienti a saturare gli impianti. Francamente non è comprensibile il perché non lo stiano facendo».
La notizia di Comau è emersa dopo l’incontro tra le Rsa di tutte le organizzazioni e la direzione. L’azienda - spiega la Fiom - ha motivato il ricorso alla cassa integrazione con l’annullamento di commesse automotive soprattutto da parte di Stellantis, mentre non sono state fornite informazioni sul futuro delle produzioni poiché i progetti sono ancora allo studio. «Siamo preoccupati - spiegano Lazzi e Toni Inserra, responsabile di Comau per la Fiom - per il futuro dei lavoratori Comau e per la presenza delle sue qualificate produzioni storicamente insediate sul territorio torinese».
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Comau, proseguono i sindacalisti, «non è rientrata nell’operazione Stellantis, ma non si capisce al momento quale missione industriale sarà affidata a questa storica azienda che produce automazione. Le linee robotizzate di tutti gli stabilimenti italiani dell’auto, a partire da Melfi, sono state progettate e industrializzate da Comau, conosciuta come la “fabbrica che costruiva le fabbriche”. Preoccupa che le uniche informazioni fornite dall’azienda riguardino il ricorso alla cassa integrazione e il calo importante di commesse. Chiediamo alla proprietà e alla Direzione garanzie sulla missione produttiva e il futuro dell’azienda, dei suoi dipendenti e del suo insediamento produttivo a Torino».
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