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La guerra del pane: «Prezzi decuplicati»

pane panetteria gn

Dall’inizio del conflitto in Ucraina è scoppiata anche la guerra del pane. Con la scusa del blocco delle esportazioni dall’Est Europa i prezzi di grani, farina e dello stesso pane sono - è il caso di dirlo - lievitati. E molto: si parla di un rincaro che interessa la filiera di oltre 10 volte. Un problema per le tasche dei consumatori che al momento si trovano a spendere circa il 15% in più, ma anche per quelle dei fornai che dichiarano tutti di aver ridotto drasticamente il loro margine di guadagno anche a causa delle bollette sempre più salate.

FORNAI IN PROTESTA I prezzi in panetteria sono già aumentati e lo confermano gli stessi panificatori. «Spendo 5mila euro in più al mese, tra i prezzi folli di luce, gas, farina e sacchetti di plastica e carta - si lamenta Valter Ficini, titolare della storica panetteria di via Berthollet -. In 35 anni di lavoro non ho mai visto aumenti del genere, arrivati al 60%, ma non posso ritoccare i prezzi più di tanto altrimenti la gente non compra più». «Dopo 10 anni ho dovuto aumentare i prezzi del 15% perché spendo di più di energia e la farina di semola è passata da 56 a 100 euro al quintale» spiega Antonietta Laturra, titolare del forno Arte Bianca in via Gorizia, angolo via Monfalcone. «In questo modo però il nostro margine si è ridotto» sottolinea il figlio Simone, mentre impasta le pizze con la farina macinata a pietra. «Vendo il pane a 20 centesimi in più al chilo perché la farina è carissima» segue a ruota Desy, dal forno di via Sansovino. In situazione analoga sono anche i mulini. «Prima dei rincari vendevamo al farina a 30 euro al quintale, ora a 55 perché spendiamo 54mila euro di elettricità contro i 20mila di prima - spiega Ornella Gai, titolare del mulino Gai di Asti -. Inoltre, senza il grano dall’Est Europa, gli agricoltori locali attendono che salga il prezzo prima di vendercelo e non possiamo fare scorte».

ALLARME SPECULAZIONI «Dal grano al pane il prezzo aumenta di 13 volte». È quanto lamenta la Coldiretti nel commentare l'analisi di Assoutenti che rileva un prezzo medio del pane in Italia di 5,31 euro al chilo con punte di 9,8 euro. «Un chilo di grano tenero ha raggiunto infatti in Italia il valore massimo di 40 centesimi al chilo» spiegano da Coldiretti. E considerando che per fare un chilo di pane ci vuole circa un chilo di grano, il ricavo dal produttore al venditore a Torino è di circa 10 volte il prezzo della materia prima, dato che in media un chilo di pane nelle nostre panetterie costa 4 euro.

«E’ la dimostrazione - aggiungono da Coldiretti - che a pesare sul prezzo finale del pane per oltre il 90% sono altri fattori come l'energia, l'affitto degli immobili e il costo del lavoro piuttosto che la materia prima agricola». Peraltro il prezzo del grano per effetto della speculazione è sceso dell’8,5% nell’ultima settimana nonostante il permanere delle tensioni internazionali con lo stop alle esportazioni deciso dall’Ungheria e dall’Ucraina e l’annuncio della Russia di sospendere le esportazioni fino al 31 agosto, secondo l’analisi della Coldiretti alla chiusura settimanale della borsa merci di Chicago che evidenzia come in una situazione di difficoltà dei mercati la speculazione si estende dall’energia alle materie prime agricole. Per l’ Istituto di servizi per il mercato agricolo (Ismea) le motivazioni sono invece da ricercare nell’aumento dei costi per il trasporto e in una lieve contrazione delle scorte.

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