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La Hypercar da 400 chilometri orari e le strategie per creare occupazione

hypercar

Nella rivoluzione tecnologica (e ambientale) anche le supercar cambiano definizione e diventano «hypercar», come accade al bolide rosso fiammante sotto le volte delle Ogr: è la Aspark Owl, è l’auto elettrica forse più veloce al mondo con i suoi quattro motori elettrici a magneti che generano oltre duemila cavalli e la spingono a 400 chilometri orari. È progettata in Giappone, ma realizzata a Rivalta dalla Mat, la Manifattura Automobili Torino, costa circa 3 milioni di euro ed è riservata a una cinquantina di fortunati.

L’arte del fare automobili, però, non è la sola ricchezza presentata al Vtmprendiamo la 2 Electron, azienda di Venaria che sostiene di poter superare il confine tra progettare e fare. Qui alle Ogr ha portato la Emula, una moto elettrica capace di far dimenticare la sua natura: è dotata infatti di programmi che possono simulare il comportamento di motori a due o quattro tempi, facendola passare da potentissima e cattiva stradale a uno scooter da città. E si può aggiornare, e “tuningare”, con le App.

O ancora, la Flag-Ms di Moncalieri, azienda di meccatronica e prototipi, tra le cinque aziende premiate ieri come «le start up più innovative», che tra i suoi servizi include la progettazione di interfacce uomo-macchina.

I nuovi mezzi dovranno essere ecologici, sì, ma anche potentissimi e iperconnessi. E in grado di guidarsi da sé, possibilmente. Nel 2030 il 60% dei veicoli sarà a guida assistita, sostiene uno studio di Accenture, colosso multinazionale con sede a Dublino, tra le prime 500 al mondo per fatturato, e presente qui a Torino. Spiega Teodoro Lio, Consumer & Manufacturing Industries Lead di Accenture Italia: «Negli ultimi anni sono stati fatti enormi passi avanti, ma siamo ancora lontani dal traguardo. L’intelligenza artificiale non è ancora in grado di distinguere un segnale stradale reale da uno danneggiato o guidare su strada quando l'asfalto è coperto». Quindi, più che un’auto che si guida da sé, un veicolo con assistenza al guidatore particolarmente sviluppata. Continueremo a guidare, quindi, per fortuna.

Un tema su cui molto si dibatte, tra innovazione e ricerca, è la ricaduta occupazione, che al momento è difficile quantificare: la forza lavoro cambierà e non solo dal punto di vista generazionale, ci sarà necessità di specialisti, con l’incognita dei lavoratori “maturi” o di quelli che già trovano difficoltà a essere ricollocati. Non sarà una rivoluzione indolore, quindi. «Passando attraverso una tecnologia sostenibile e affidabile che consenta di creare un ecosistema energetico, si possono salvaguardare la filiera e i relativi posti di lavoro» ha detto Pierpaolo Antonioli, amministratore delegato di Punch Group, la cui branca torinese è nata negli spazi del Poli come centro di ingegneria di General Motors e oggi conta circa 750 addetti e si propone come un “collettore” di esperienza per creare un sistema di imprese: «La transizione ecologica è un processo impegnativo e che richiede grossi cambiamenti. Le aziende devono necessariamente fare sistema per raggiungere questo ambizioso target puntando su ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico».

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