Erano 420 fino a cinque anni fa, oggi, sono appena 240. Quasi la metà delle edicole di Torino hanno chiuso o abbassato la serranda a causa di una crisi che non sembra conoscere soluzione di continuità. «Quotidiani, settimanali, mensili e periodici hanno ridotto le vendite di almeno un terzo» confermano i diretti interessati da San Salvario alle Vallette. Un tracollo quasi inesorabile che potrebbe, però, conoscere un’inversione di tendenza continuando con la diversificazione dei servizi offerti ai clienti.
Da quelli anagrafici, a quelli postali, passando per la rivendita del più svariato genere di articoli. Persino gli alimentari o le bevande. «Sarebbe l’unica soluzione perché, altrimenti, la crisi si confermerebbe irreversibile come temiamo» spiega il segretario della UilTucs, settore giornali, Luigi Stramaglia a margine del convegno organizzato dal sindacato al Santo Volto di Torino. Nuovi servizi
«Se penso alla mia edicola, infatti, proprio l’arrivo dei servizi anagrafici ha segnato un cambio di marcia perché, ormai, la sola rivendita dei giornali non basta più» sottolinea Stramaglia, lamentando la “concorrenza” che viene fatta «dalle rassegne stampa del mattino in televisione, dove vengono addirittura letti gli articoli per intero, ma anche dall’Internet, dove anche l’informazione è diventata a pagamento».
La caduta libera delle edicole sembra procedere con cinica regolarità. Non passa un mese, infatti, che qualche edicolante non passi il testimone a qualcuno, oppure, rinunci alla rivendita. La media è arrivata anche a essere più alta negli ultimi mesi, specie per i rincari dei costi dell’energia. «Molti colleghi hanno abbandonato le speranze di farcela - aggiunge Stramaglia -. Basta ritardare un pagamento di una settimana, infatti, per rischiare di venire travolti da morosità sempre più ingenti.
Meno di mille euro
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Alla fine del mese, tra costi di gestione e di magazzino, il titolare di un edicola riesce a malapena a mettere insieme mille euro lordi di stipendio, sempre che riesca a coprire tutte le spese, perché la stessa cifra viene sborsata per il “magazzino”, ovvero, i distributori». In controtendenza rispetto ad altre attività è stato il periodo della pandemia, specie durante i lockdown, quando sembravano in crescita i lettori di riviste e periodici di ogni genere, come spiega il sindacalista a margine della tre giorni di congresso che si è chiuso con la rielezione del segretario piemontese Gian Antonio Pezzetta per altri quattro anni.
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