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Stangata di Ferragosto: le costine e la salsiccia ora valgono come l’oro

mercato macelleria gn

Che i prezzi dei prodotti alimentari fossero aumentati era già cosa nota, ma per Ferragosto sono letteralmente schizzati alle stelle. Tanto che la carne ha quasi raggiunto il doppio del suo valore nel giro di pochi mesi. Soprattutto costine e salsicce di maiale che in questi giorni i torinesi si contendono per le grigliate.

Basta farsi un giro al supermercato per accorgersene. Da Eataly al Lingotto le costine di suino costano 8,60 euro al chilo, mentre la salsiccia è arrivata addirittura 13,90 euro, 13 la salamella. Al Pam dell’8 Gallery i prezzi sono un po’ più contenuti ma sempre in crescendo. «Sta aumentando tutto» si lamenta una signora guardando i cartellini e spingendo il carrello vuoto. Anche le stoviglie e i piatti costano più cari: venti piatti bio valgono ben 3,19 euro, e le vaschette in alluminio superano i 2 euro, in sconto. I rincari folli interessano anche la frutta e la verdura: al Despar di via Principe Amedeo le mele vengono vendute 3,99 euro al chilo, le pere a 3,09, le pesche a 3,89 e le albicocche addirittura a 4,09. Pure l’insalata è inavvicinabile: la gentilina vale 3,09 euro al chilo, il radicchio 3,99, mentre il pomodoro cuore di bue ha superato i 3 euro.

Ovviamente i prezzi della spesa cambiano in base alla zona. In centro, infatti, sono più alti rispetto a quartieri più periferici come Aurora e Pozzo Strada ma non in tutti i supermarket: al Carrefour la differenza per un pranzo è di circa un euro, mentre al Bennet e nei discount il prezzo è invariato in ogni punto vendita.

I rincari folli si riscontrano anche nelle macellerie. Con costine e salsicce che sfiorano i 10 euro al chilo e spesso li superano, anche in posti inaspettati. «Paghiamo la carne circa il 30% in più» spiega Umberto Bonaventura, uno dei macellai storici della Tettoia dell’Orologio a Porta Palazzo. «Vendiamo le costine a 9,80 euro, circa 2 euro in più rispetto a prima perché le compriamo a un prezzo più caro. Sotto Ferragosto arriveranno a costare anche 15 euro» spiega Giorgio, a un banco di macelleria. Cris, un altro macellaio di Porta Pila, ci aiuta a fare un raffronto con i prezzi al dettaglio. «Il maiale prima lo pagavo 2,80 euro ora mi costa 5, il vitello è salito da 6,80 a 12 euro. Quindi anche i prezzi per i clienti sono aumentati di circa due euro. Per dire: la costina la vendo a 7,99 e la compro a 7,70, il margine si è ridotto all’osso». «L’aumento della carne di 2 euro al chilo al consumatore - sottolinea però Donato, un altro macellaio della Tettoia - è anche dovuto all’aumento del costo del carburante per i trasporti e delle macellazioni che sfruttano grandi quantità di acqua ed energia». Considerando i rincari in concomitanza del Ferragosto, appare però chiaro che, le tasche dei consumatori in questi giorni siano soggette a una forte speculazione. Il pollo, ignorato a Ferragosto, ha subito non a caso una leggera inversione di tendenza. «Era arrivato a costare il doppio del suo valore, costava 11,90 ora il petto è venduto a 9,90 euro, ha perso il 20%». Come se non bastasse si dovrà spendere di più anche la verdura, la frutta e perfino per il pane. «Lo vendo a 2,50 al chilo, prima a 2,20» spiega SafaA far sentire l’indignazione dei consumatori è Patrizia Polliotto, presidente del comitato regionale Unc Piemonte: «Riceviamo sempre più lamentele - sottolinea Polliotto -, gli effetti della guerra sono enormi sui prezzi, dalle bollette, al carrello della spesa, c’è una forte difficoltà di approvvigionamento da parte delle aziende ed è indubbio che beni e prodotti di prima necessità e uso corrente rischiano sempre più di trasformarsi in generi quasi di lusso appannaggio ristretto di pochi».

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