Il Piemonte è fanalino di coda dell’Italia, dopo la Campania, per numero di sportelli bancari. Secondo le analisi effettuate dall’istituto Fabi, nella nostra regione sono ben 713 i Comuni senza una banca e ben 587.981 i piemontesi che vivono senza poter usufruire dei servizi bancari nel proprio paese. Soltanto nel 2021 in Piemonte sono stati chiusi 158 sportelli, di cui 56 a Torino. Una tendenza che secondo Fabi va avanti dal 2010.
«Nel 2010 c’era la corsa ad aprire sportelli, poi da lì c’è stata una inversione di tendenza con l’avvento della digitalizzazione - spiegano da Fabi -, questo ha generato un gran numero di problemi agli utenti delle banche, si pensi ai residenti dei piccoli comuni che magari hanno problemi di connessione e devono spostarsi per svariati chilometri per raggiungere una banca ed effettuare un versamento, chi deve fare una consulenza, un mutuo o qualsiasi operazione. Le progressive chiusure - sottolineano dall’ente - oltre che per i clienti più anziani, rappresentano un grande problema anche per le Partite Iva e i commercianti che devono spostarsi continuamente per effettuare i versamenti». E le prospettive non sono certo rosee. «Nel nuovo piano industriale Intesa Sanpaolo ha annunciato la chiusura di oltre 1.500 sportelli, 500 li ha già chiusi e a breve toccherà agli altri» spiegano da Fabi. In controtendenza rispetto al resto d’Italia è invece il numero di assunzioni. Secondo l’analisi infatti nelle banche della nostra regione nel 2021 il saldo di assunzioni è stato di 5.411 dipendenti in più rispetto all’anno precedente (+5.617 a Torino).
Il motivo? «Con la fusione tra Intesa San Paolo e Ubi Banca c’è stato un trasferimento del personale della direzione di Ubi nel l grattacielo Intesa San Paolo» fanno sapere da Fabi. La chiusura degli sportelli invece sta avvenendo progressivamente in tutta Italia. Sono più di 4 milioni gli italiani “senza banca” cioè gli abitanti dei 3.062 comuni nei quali non sono più presenti filiali bancarie. Su un totale di 58,9 milioni di cittadini, sono dunque 4.131.416 quelli che vivono in territori in cui le banche sono assenti, pari al 7% della popolazione totale. Percentuale che, tuttavia, presenta vistose differenze su base geografica: se al Nord la “desertificazione” bancaria interessa il 6% della popolazione, al Centro il fenomeno risulta più circoscritto (3,2%), mentre al Sud e nelle isole, dove la questione è decisamente più marcata, i cittadini che non hanno più un’agenzia bancaria “sotto casa” né a distanza contenuta rappresentano il 10,7% dei residenti.
Dalla ricerca, realizzata incrociando i dati statistici della Banca d’Italia e dell’Istat aggiornati a fine 2021, emerge, dunque, il vistoso allontanamento delle banche dai territori va di pari passo con l’av - vento delle nuove tecnologie che spingono le banche a promuovere canali digitali e a ridurre i costi. In meno di 10 anni le banche italiane hanno chiuso 11.231 sportelli: le agenzie erano 32.881 a fine 2012, per poi calare a 23.480 nel 2020 e ancora a 21.650 a fine 2021. Dal 2012 la riduzione è stata pari al 34,16%, mentre tra il 2020 e il 2021 la contrazione è stata del 7,79%: in un solo anno le chiusure sono state 1.830. Anche le banche sono molte di meno: dai 706 istituti di credito del 2012 si è passati ai 474 nel 2020 e ai 456 nel 2021.
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Vuol dire 250 banche in meno (-35,4%) dal 2012 al 2021 e 18 in meno, in un anno (-3,80%), dal 2020 al 2021. La diminuzione, secondo il rapporto, è frutto della progressiva aggregazione tra grandi gruppi e banche più piccole, spinta dalle indicazioni del regolatore e degli organi di vigilanza, italiani ed europei. Le chiusure hanno inciso anche sui posti di lavoro con una diminuzione netta di 45.613 unità (-14,47%) tra il 2012 e il 2021 e di 5.808 unità (-2,11%) tra il 2020 e il 2021.
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