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Mr. Satispay a caccia di talenti: «Ne assumiamo uno al giorno»

Satispay
Satispay è cresciuta. La giovane azienda piemontese che sta rivoluzionando il mondo dei pagamenti elettronici ormai siede al tavolo dei grandi, con una valutazione che sfonda il tetto del miliardo. Ma per sostenere i sogni e le ambizioni dei suoi fondatori serve attrarre talenti, soprattutto dalla Silicon Valley. E questa operazione pare si stia rivelando più difficoltosa del previsto. «Al momento stiamo assumendo una persona al giorno, in media, ma dovremmo assumerne almeno due» spiega Alberto Dalmasso, co-fondatore e Ceo di Satispay a margine della Italian Tech Week.

«Il 70% circa sono italiani, ma ci servono anche talenti esteri e non è possibile impiegare sei mesi per portare a termine una proceduta» aggiunge, raccontato le difficoltà incontrate per il reclutamento di un giovane americano. «Abbiamo avuto diversi problemi con il permesso di soggiorno - fa sapere ancora Dalmasso, intervistato alle Ogr -. Dobbiamo rendere più facile importare talenti dall’estero». Un’operazione che, secondo il giovane imprenditore di Cuneo, avrà ripercussioni positive anche sul mercato del lavoro locale. «Se vogliamo proteggere il lavoro degli italiani dobbiamo far sì che possano imparare da chi ha costruito qualcosa di grande in pochissimo tempo» sottolinea.

Proprio dagli Stati Uniti poi arrivano nuovi importanti finanziamenti e mentori per l’azienda italiana. «Dalla Silicon Valley ci stanno dedicando molto tempo e risorse per fare il salto di qualità che ci serve in questo momento - ricorda ancora Dalmasso -. Sentiamo di avere tutti gli strumenti e le risorse necessarie per realizzare la nostra visione: creare il prossimo network di pagamento leader in Europa. Non solo sentiamo di avere i capitali necessari, ma anche esperienza e competenze».

Oggi Satispay conta tre milioni di clienti in tutta Italia. Ma in una storia imprenditoriale in continua espansione, il punto di partenza rimane ancora importate. «Cuneo è un posto stupendo, ma mi ha forzato ad andare fuori casa da molto giovane per fare l’Università - racconta ancora "Mister Satispay" -. Noto che chi ha potuto seguire i corsi sotto casa aveva meno stimoli. In quel periodo ho imparato tante cose. Molte più di quelle che ho appreso in aula».
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