Gli enti pubblici sono alla canna del gas. E questa volta non è una metafora, ma un’ipotesi concreta che si manifesta all’orizzonte dopo l’ultima gara lanciata da Scr per trovare un fornitore finita con lo stesso esito di quella precedente: deserta. Ci voleva un miracolo, del resto, per trovare qualcuno disposto a garantire la fornitura per tutto il 2023 a oltre 500 enti della nostra regione. Perché i costi della materia prima sono impazziti, la guerra in Ucraina prosegue. E sui mercati che stabiliscono i prezzi gli avvoltoi che speculano fanno festa, lucidandosi gli artigli dopo ogni esplosione.
Per l’energia elettrica, almeno quella, l’impresa quasi impossibile di Scr è riuscita. Con la società di committenza regionale, sempre più cuore di una macchina pubblica frastornata dagli eventi, che è riuscita a trovare qualcuno disposto a non spegnere la luce. Alla gara in cui si partiva da un valore presunto di almeno 300 milioni di euro, qualcuno ha deciso di partecipare. Merito dell’ingegno degli uffici di corso Marconi, che hanno lanciato un appalto - come non si era mai fatto prima - con una tariffa “variabile”. Lo stesso è stato fatto per il gas, ma non è bastato. E mentre a Scr si lavora a pancia a terra a per cercare di trovare una soluzione, gli enti pubblici tremano, con qualcuno che rischia di rimanere a secco. Senza forniture.
Per comprendere la questione nella sua portata, bisogna considerare che i beneficiari della gara andata deserta sono i Comuni, le società dei trasporti pubblici come Gtt, le università, le Asl, la Regione, l’Atc: 565 realtà che rappresentano il motore del Piemonte e che, grazie a Scr, fino ad ora erano sempre riuscite a stipulare contratti a tariffe più che convenienti, visto che aggregando i volumi si era sempre riusciti a ottenere condizioni favorevoli rispetto a quelle che avrebbe “strappato” da solo ogni singolo contraente. Questo, al momento, non è possibile. E di fronte all’assenza di una convenzione valida per tutti, a cui aderire con qualche semplice click, ognuno deve fare da sè.
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Cercando un fornitore, ovviamente con una gara pubblica dall’esito incerto. Che oltretutto richiede mesi, mentre i contratti in essere scadono il 31 dicembre. Cosa accadrà si vedrà, ma in molti, si teme, non potranno che finire nel mercato di ultima istanza. Dove il gas viene sì garantito, ma a un prezzo assai più alto, con un pugno particolarmente duro verso i morosi. Che saranno anche enti pubblici, ma come tutti gli altri clienti, prima o poi, rischiano di vedersi piombare i contatori.
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