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Economia
17 Aprile 2025 - 17:55
In base ai dati dell'Eurobarometro, il Portogallo (63%) e la Spagna (57%) continuano a essere i leader nel consumo settimanale di pesce fresco, distaccandosi dall'Italia, dove il 28% della popolazione consuma pesce fresco settimanalmente. Questo dato italiano rispecchia la media europea del 27%, che ha registrato una diminuzione rispetto al 2021, probabilmente a causa di un cambiamento nelle preferenze alimentari. Per quanto riguarda il pesce surgelato, l'Italia condivide una percentuale simile con Irlanda, Belgio e Malta, dove circa un terzo della popolazione lo consuma regolarmente. Tuttavia, gli italiani si distinguono per il loro consumo di pesce in scatola, con il 41% che ne consuma almeno una volta alla settimana.
Uno dei fattori principali nella scelta del pesce da acquistare è senza dubbio il prezzo, influenzato dall'inflazione che ha colpito anche il settore alimentare. L'indagine mostra che il prezzo è il criterio decisivo per gli acquisti sia in Europa che in Italia, con una particolare attenzione da parte degli italiani alla provenienza del pesce. La trasparenza e la tracciabilità sono aspetti cruciali, così come l'etichettatura: quasi il 50% degli italiani ritiene essenziale avere informazioni sulla data di scadenza e sulla provenienza del pesce, specificando se si tratta di un prodotto da pesca o da allevamento.
Anche il canale d'acquisto gioca un ruolo importante in Italia, dove le pescherie e i mercati specializzati superano la grande distribuzione. Questo fenomeno è particolarmente marcato al Sud, dove la fiducia nel prodotto fresco e la qualità sono determinanti.
La preferenza per il pesce pescato rispetto a quello d’allevamento è evidente, ma circa un terzo degli italiani non ha una preferenza netta tra i due, il che lascia ampi margini di sviluppo per l'acquacoltura. Quest'ultima è infatti una parte importante della produzione ittica italiana, con una crescente varietà di specie allevate, sia in mare che in acqua dolce. Focalizzarsi sul pesce di allevamento potrebbe rappresentare una strategia vantaggiosa, anche alla luce delle proiezioni demografiche globali, che stimano una popolazione mondiale di 10 miliardi di persone entro il 2050, e considerando che la pesca selvaggia è ormai limitata.
L'acquacoltura responsabile, secondo un rapporto della FAO del 2022, contribuisce a ridurre la pressione sulle risorse naturali e aiuta a proteggere gli ecosistemi. Tuttavia, è fondamentale non dimenticare i potenziali impatti ambientali delle pratiche industriali, come evidenziato da studi recenti.
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