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Incontro TRUMP-MELONI
17 Aprile 2025 - 18:35
“Great person”. Con queste due parole, Donald Trump ha accolto Giorgia Meloni alla Casa Bianca, spalancando le porte dello Studio Ovale non solo alla premier italiana, ma alla prima leader europea ricevuta dopo la nuova offensiva americana sui dazi. Una visita formale, certo. Ma anche un banco di prova ad alta temperatura per i rapporti Italia-USA, l’Europa e la posizione del nostro Paese in un mondo che sta rapidamente cambiando asse.
Un bilaterale dal sapore strategico, quello tra Meloni e Trump, che ha subito preso il tono di un pranzo di lavoro allargato alle delegazioni italiane e americane. Ma dietro i sorrisi, i complimenti (“Meloni è una persona eccezionale, un bravissimo primo ministro, ci piace molto”, ha ribadito più volte il presidente), si muove una fitta rete di interessi e questioni aperte.
Il nodo dazi: una partita tutt’altro che chiusa
Sul tavolo, anzitutto, la spinosa questione delle tariffe commerciali. Trump si è detto “molto fiducioso” su un possibile accordo con l’Unione Europea, ma le sue mosse recenti raccontano un’altra storia: il presidente americano sembra determinato a rilanciare il protezionismo a stelle e strisce, dopo una sospensione temporanea di 90 giorni. L’idea dell’UE di un patto “zero dazi su auto e beni industriali” vacilla, e Meloni – secondo fonti vicine alla delegazione italiana – tenterà di capire fino a che punto Trump sia disposto a trattare. Sullo sfondo, anche la possibilità di un faccia a faccia diretto tra il leader USA e Ursula von der Leyen.
Web tax e relazioni “speciali”
Washington, dal canto suo, continua a guardare all’Italia come a un alleato prezioso – “relazione speciale”, sottolineano i portavoce – ma non risparmia critiche sulla web tax tricolore, giudicata penalizzante per le big tech americane. Un tema che rischia di riaccendere vecchie tensioni transatlantiche.
Difesa, spazio, intelligenza artificiale: l’agenda parallela
Non solo commercio, però. Come ha precisato un alto funzionario americano, l’incontro toccherà anche dossier strategici: dalla cooperazione in materia di difesa (con l’obiettivo, neanche troppo velato, di spingere l’Italia verso il famoso 2% del PIL in spesa militare), alla partecipazione del nostro Paese nel corridoio economico India-Medio Oriente-Europa (IMEC), che mira a ridisegnare le rotte dei traffici globali.
Non mancheranno neppure riferimenti alla cooperazione spaziale, allo sviluppo di intelligenza artificiale, telecomunicazioni e biotecnologie: ambiti nei quali Roma e Washington potrebbero rafforzare sinergie, anche in chiave anti-Cina.
Quella di oggi non è una semplice passerella diplomatica. È una mossa studiata, che colloca Giorgia Meloni in una posizione centrale tra due mondi in tensione: un’Europa che cerca compattezza e una Washington che torna muscolare.
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