Cerca

Causa contro Google

Google sotto accusa: “Monopolio nella pubblicità online”

Una giudice americana condanna il colosso di Mountain View per abuso di posizione dominante

Google sotto accusa: “Monopolio nella pubblicità online”

Una nuova sentenza scuote Google e il suo impero pubblicitario. Questa volta è la giudice Leonie Brinkema della Corte distrettuale della Virginia orientale a puntare il dito contro il colosso di Mountain View, decretando che ha abusato della sua posizione dominante nel settore della pubblicità online. La decisione rappresenta una nuova sconfitta per l’azienda, dopo che lo scorso agosto un’altra corte federale aveva già stabilito che Google detiene un monopolio illegale anche nel mercato delle ricerche online.

Al centro della nuova controversia ci sono i meccanismi che regolano l’advertising digitale, un settore da cui Google ha ricavato lo scorso anno oltre 30 miliardi di dollari, grazie alla vendita di annunci su siti web e applicazioni. Secondo la sentenza, la compagnia avrebbe costruito un ecosistema adtech fortemente sbilanciato a suo favore, danneggiando rivali, editori e, indirettamente, gli stessi consumatori. Brinkema ha scritto nella sua decisione che "la condotta basata sull’esclusione ha danneggiato in modo sostanziale gli editori, il processo competitivo e, in ultima analisi, chi consuma informazioni sul web aperto." Una frase che riassume l’accusa centrale: Google avrebbe reso difficile per gli altri attori competere in modo equo, legando le proprie tecnologie in modo da ottenere un controllo quasi totale del mercato.

Non tutte le accuse, però, hanno trovato conferma. La giudice ha respinto la parte della causa che sosteneva che Google detenesse un monopolio anche nel mercato degli strumenti usati dagli inserzionisti per acquistare spazi pubblicitari. In questo caso, la corte ha ritenuto che la definizione di mercato fornita dal dipartimento di Giustizia fosse troppo ristretta. Quindi, per ora, il monopolio riguarda solo la parte delle tecnologie rivolte agli editori.

Google ha commentato la decisione facendo notare che la corte le ha dato parzialmente ragione. Su X, Lee-Anne Mulholland, responsabile degli affari normativi del gruppo, ha scritto che “la corte ha stabilito che i nostri strumenti per gli inserzionisti e le nostre acquisizioni, come DoubleClick, non danneggiano la concorrenza”, ma ha anche annunciato l’intenzione dell’azienda di fare ricorso contro la parte sfavorevole della sentenza.

Ora si apre la fase decisiva: quella delle sanzioni. Secondo alcuni osservatori, Google potrebbe essere costretta a cedere parte della sua divisione adtech. Una possibilità non nuova: già nel caso del monopolio nella ricerca online, i giudici avevano ipotizzato lo scorporo del browser Chrome o il blocco di accordi preferenziali, come quelli siglati con Apple per essere il motore di ricerca predefinito. Jonathan Kanter, ex avvocato del dipartimento di Giustizia che aveva seguito il caso, ha definito la sentenza come “una vittoria per l’antitrust, per l’industria dei media e per un Internet più aperto”

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.