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Economia
22 Aprile 2025 - 11:20
Oro
La corsa dell’oro non conosce ostacoli. Il prezzo dell’oncia – pari a circa 28,35 grammi – ha raggiunto un nuovo massimo storico nei mercati asiatici, superando quota 3.404 dollari, con un balzo del 2,28% in una sola seduta. Da gennaio, il rialzo complessivo supera il 28%, ma ciò che impressiona è la velocità con cui questi record vengono aggiornati. Rispetto a un anno fa, il valore dell’oro è cresciuto del 42%, un’accelerazione che evoca le prestazioni dei titoli tech più ambiziosi prima del recente crollo del Nasdaq.
Dietro questo rally “patologico”, come lo definiscono alcuni analisti, si nasconde un malessere più profondo. Il dollaro USA, tradizionalmente bene rifugio per eccellenza, ha perso circa il 10% del suo valore rispetto all’euro dall’inizio dell’anno. Oggi, un euro vale 1,1525 dollari, contro gli 1,03 di gennaio. Un crollo che riflette una crisi di fiducia strutturale.
Le ragioni? Innanzitutto la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, che ha infiammato le piazze globali. Ma a pesare sono soprattutto le politiche economiche caotiche dell’amministrazione Trump, che ha messo nel mirino la Federal Reserve e il suo presidente Jerome Powell, scatenando una tensione istituzionale senza precedenti tra esecutivo e banca centrale.
Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca ha segnato una svolta nei mercati. Le sue mosse – dai proclami protezionisti all’isolazionismo monetario – hanno indebolito la fiducia nella moneta americana e riacceso le tensioni con Pechino. La Cina ha già annunciato rappresaglie commerciali, inclusa la sospensione delle consegne di aerei Boeing, mentre prepara nuove contromisure verso chi fa accordi con Washington.
La turbolenza geopolitica non è solo una questione tra superpotenze. Le guerre in Ucraina e nella Striscia di Gaza aggiungono benzina sul fuoco di un sistema internazionale scosso, mentre lo spettro dell’inflazione e della recessione aleggia su Europa e Stati Uniti.
In questo contesto, l’oro torna a essere punto di riferimento per la stabilità monetaria. Le banche centrali stanno aumentando gli acquisti di metallo prezioso, cercando un “ancoraggio”. A spingere le quotazioni, però, non sono solo gli istituti nazionali.
Secondo Amundi, nel solo mese di marzo 2025 gli afflussi verso strategie d’investimento basate sull’oro hanno toccato i 764 milioni di euro, con un totale trimestrale di 3,8 miliardi. È il miglior risultato dalla metà del 2022. E il trend non sembra destinato a rallentare.
In tanti si chiedono se il sistema finanziario globale stia entrando in una nuova era. Se l’oro continua a guadagnare terreno a questo ritmo e il dollaro a perdere credibilità, potrebbe aprirsi una fase di de-dollarizzazione degli scambi internazionali. L’attacco di Trump alla Fed ha incrinato l’immagine del dollaro come valuta neutrale e affidabile. E il mercato reagisce.
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