l'editoriale
Cerca
governo italiano
28 Maggio 2025 - 09:00
In un'abile operazione retorica, Giorgia Meloni ha citato Mario Draghi durante il suo intervento davanti alla platea di Confindustria, invocando la necessità che l’Unione europea elimini «i dazi interni che si è autoimposta negli anni». Un’espressione apparentemente tecnica, ma che in realtà serve a spostare l’attenzione dal problema dei dazi americani voluti da Donald Trump – con cui Meloni condivide visione e riferimenti – per rigirare l’accusa all’Europa, mascherandosi dietro l’autorevolezza dell’ex presidente della BCE.
Una strategia collaudata. Da tempo, la leader di Fratelli d’Italia riesce a posizionarsi nel dibattito europeo con una retorica che sembra conciliante, senza però mai rompere i legami con la destra sovranista. Alcuni l’hanno addirittura definita “draghiana”, ignorando le contraddizioni che puntualmente riemergono.
Una di queste è esplosa nuovamente in Europa: l’Italia, infatti, si è rifiutata di firmare un documento sottoscritto da venti paesi membri dell’Unione che condanna la nuova legge ungherese contro il Pride. Insieme a noi si sono defilate Bulgaria, Croazia, Romania e Slovacchia. La Polonia, presidenza di turno, non ha firmato per prassi.
Il messaggio è chiaro: a Bruxelles, Meloni continua a proteggere Viktor Orbán, nonostante il premier ungherese rappresenti il principale alleato di Vladimir Putin nell’Unione. Un leader che ostacola sistematicamente gli aiuti all’Ucraina e il regime di sanzioni contro la Russia.
Ma la legge anti-Pride non è nemmeno il punto più critico. A destare preoccupazione è ora un disegno di legge sulla “trasparenza della vita pubblica”, che ricalca fedelmente una normativa russa: darebbe al governo ungherese il potere di bloccare i finanziamenti a qualsiasi organizzazione ritenuta “ostile”, comprese quelle politiche. Un passo concreto verso la trasformazione dell’Ungheria in un regime illiberale, nel cuore dell’Europa.
E qui le parole non bastano più. Se Meloni è sincera nella sua posizione a favore dell’Ucraina e contro l’imperialismo russo, allora difendere Orbán diventa insostenibile. Eppure, proprio questa è la contraddizione che il suo governo continua a scegliere.
I più letti
CronacaQui.it | Direttore responsabile: Andrea Monticone
Vicedirettore: Marco Bardesono Capo servizio cronaca: Claudio Neve
Editore: Editoriale Argo s.r.l. Via Principe Tommaso 30 – 10125 Torino | C.F.08313560016 | P.IVA.08313560016. Redazione Torino: via Principe Tommaso, 30 – 10125 Torino |Tel. 011.6669, Email redazione@cronacaqui.it. Fax. 0116669232 ISSN 2611-2272 Amministratore unico e responsabile trattamento dati e sicurezza: Beppe Fossati
Registrazione tribunale n° 1877 del 14.03.1950 Tribunale di Milano
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo..