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Guerra dei dazi
03 Giugno 2025 - 14:05
Gli Stati Uniti stringono il cerchio sui dazi. Secondo quanto riportato da Reuters, l’amministrazione Trump ha chiesto ai Paesi partner di presentare le loro migliori proposte commerciali entro il 4 giugno, in vista della scadenza della sospensione delle tariffe doganali fissata per l’8 luglio. La richiesta arriva tramite una bozza di lettera firmata dall’Ufficio del Rappresentante Commerciale degli Stati Uniti, visionata in esclusiva dall’agenzia. L'obiettivo della Casa Bianca è di raggiungere un'intesa rapida prima che entri in vigore il piano daziario sospeso lo scorso aprile, quando il presidente Donald Trump aveva congelato per tre mesi le imposte del cosiddetto “giorno della liberazione”, a causa delle reazioni negative dei mercati finanziari globali.
In un post su Truth, la sua piattaforma social, Trump ha rincarato la dose: “Se ad altri Paesi è consentito usare dazi contro di noi e a noi non è consentito contrastarli, rapidamente e agilmente, con altre misure, il nostro Paese non ha nemmeno una piccola possibilità di sopravvivenza economica.”
La lettera chiede ai governi stranieri di presentare offerte concrete su una serie di settori chiave, tra cui la riduzione delle tariffe e quote d’importazione per prodotti agricoli e industriali USA, la rimozione di barriere non tariffarie, gli impegni sul commercio digitale e la sicurezza economica e le concessioni personalizzate per ogni singolo Paese. Gli Stati Uniti si impegnerebbero a valutare le proposte in tempi brevi e, se c'è la possibilità, a formulare accordi vantaggiosi, anche sotto forma di aliquote doganali bilaterali.
Non è ancora chiaro quali Paesi abbiano ricevuto la lettera, ma fonti vicine ai negoziati indicano che potrebbero figurare tra i destinatari l’Unione Europea, il Giappone, il Vietnam e l’India. I colloqui con Canada, Europa e America Latina sono già in corso e sono stati recentemente intensificati dal Dipartimento del Commercio. L’unico accordo già raggiunto, finora, è con la Gran Bretagna. Tuttavia, anche in quel caso si tratta più di un accordo-quadro che di un’intesa definitiva, e non copre l’intero spettro dei prodotti a rischio dazi.
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