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Cronaca
11 Giugno 2025 - 13:40
Shein
La Francia compie un passo deciso contro il fast fashion. Il Senato ha approvato all’unanimità la proposta di legge presentata dalla deputata Anne-Cécile Violland, destinata a colpire il cuore del modello economico della moda ultra-veloce, con Shein nel mirino. Il testo, già approvato lo scorso anno dall’Assemblée nationale, sarà ora esaminato in autunno dalla commissione mista prima dell’adozione definitiva e della notifica alla Commissione Europea.
Sanzioni economiche, divieti pubblicitari, nuove responsabilità per influencer e piattaforme: la legge introduce una serie di misure per contenere l’impatto ambientale e sociale della moda “usa e getta”. Tra queste, l’introduzione di un eco-contributo fino a 10 euro a capo a partire dal 2030, che non potrà comunque superare il 50% del prezzo al dettaglio, oltre a un divieto assoluto di pubblicità per i brand che producono in modo intensivo.
Le norme escluderanno i marchi europei come Zara, H&M e Kiabi, ritenuti più radicati sul territorio. Come sottolineato dalla relatrice del testo, Sylvie Valente Le Hir, l’obiettivo è distinguere tra “ultra-fashion express” e moda accessibile che sostiene l’economia locale.
A preoccupare il governo sono i numeri da capogiro del colosso cinese: tra il 22 maggio e il 5 giugno, Shein ha lanciato in media 7.220 nuovi articoli al giorno, contro i 290 di H&M nella categoria femminile. Dati che certificano un modello industriale ad altissima intensità produttiva, con conseguenze dirette sulle emissioni, lo sfruttamento del lavoro e la qualità dei prodotti.
La risposta dell’azienda non si è fatta attendere. Shein ha bollato la proposta come una “legge punitiva” e ha lanciato una campagna pubblicitaria dal tono polemico: “La moda è un diritto, non un privilegio”. Ha inoltre mobilitato consumatori in manifestazioni pubbliche, come accaduto a Saint-Denis e Béziers.
Parallelamente, è stata anche introdotta una tassa sui piccoli pacchi provenienti da aziende extra-UE, compresi colossi come Temu, che varierà dai 2 ai 4 euro. Un’ulteriore stretta al commercio online che punta ad arginare l’ondata di spedizioni low-cost non soggette agli standard comunitari.
Secondo l’Euipo, l’industria tessile è tra le più inquinanti e meno regolamentate nel commercio internazionale. La legge francese vuole fare da apripista in Europa, bilanciando la libertà d’impresa con la tutela dell’ambiente, dei lavoratori e dei consumatori. Resta da vedere se Bruxelles accoglierà la sfida.
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