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I dati
12 Giugno 2025 - 13:50
Il mercato italiano degli alimenti a base vegetale ha raggiunto una fase di consolidamento e sviluppo. Secondo uno studio del think tank The Good Food Institute Europe, basato sui dati di Circana, nel 2024 il comparto ha generato un fatturato di 639 milioni di euro, con una crescita del 16,4% rispetto al 2022 e del 7,6% sull’anno precedente. Questa espansione non è dovuta solo all’inflazione, ma testimonia una domanda stabile e crescente.
Il report prende in esame cinque categorie principali: alternative alla carne, bevande vegetali, formaggi, yogurt e panna. Tra il 2022 e il 2024, le vendite per unità sono aumentate del 13,6%, raggiungendo 316 milioni di confezioni, mentre i volumi sono saliti del 6,9%.
A fare da motore a questa crescita sono i prodotti a marchio del distributore, che nel biennio hanno visto salire le vendite del 17,4%. In leggero calo, invece, le performance dei brand (+1,5%). Secondo Francesca Gallelli, policy manager di GFI Europe, si tratta dell’effetto combinato di due fattori: la crescente maturità del mercato e la maggiore convenienza delle linee private, senza sacrificare qualità e gusto.
Bevande vegetali: leader del comparto con una quota del 50,7% del valore totale, rappresentano ormai oltre l’11% del mercato delle alternative al latte.
Carne vegetale: seconda categoria più rilevante, con un valore pari al 35,7% del mercato plant-based e una crescita a doppia cifra (+29,5% dal 2022 al 2024).
Tofu, tempeh e seitan: benché ancora di nicchia, mostrano performance impressionanti: +72% in valore e +77% in volume in due anni.
Anche i formaggi vegetali, pur restando marginali, hanno registrato una crescita del 90% in volume rispetto al 2022, mentre l’85,1% delle vendite in questo segmento resta appannaggio dei marchi commerciali.
Numerose aziende italiane – come MartinoRossi, FelsineoVeg e Dreamfarm – stanno puntando su ingredienti più semplici e filiere locali. Un esempio virtuoso è Biolab, azienda friulana che ha più che raddoppiato il proprio fatturato rispetto al 2020, investendo nella produzione per la GDO e collaborando direttamente con agricoltori del territorio.
Il tema sarà al centro della conferenza internazionale Danone, prevista per il 16 giugno al Global Research & Innovation Center di Paris-Saclay. Tra gli interventi, quello del professor Ian Rowland della Reading University, che evidenzia i benefici delle diete plant-based: riduzione del rischio cardiovascolare, controllo glicemico, minore incidenza della sindrome metabolica.
Rowland sottolinea anche la necessità di prestare attenzione a nutrienti chiave come calcio, vitamina B12 e vitamina D. Anche se alcuni prodotti vegetali sono classificati come ultra-processati (UPF), molti offrono profili nutrizionali favorevoli grazie all’alto contenuto di fibre, grassi insaturi e proteine.
Il crescente interesse per l’alimentazione plant-based si riflette anche negli investimenti: nel 2024 le aziende europee del settore (inclusi carne coltivata e fermentazione) hanno raccolto circa 470 milioni di euro, con un aumento del 23% rispetto al 2023. I finanziamenti pubblici sono quasi raddoppiati (+137%), confermando la fiducia nel potenziale di innovazione del settore.
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