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Auto del futuro
14 Giugno 2025 - 10:00
Venerdì 13 giugno si è rivelata una giornata cruciale per il futuro di Tesla. In un perfetto gioco di equilibri geopolitici, da un lato arrivano segnali positivi da Stati Uniti e Cina, che sembrano pronti a rimuovere ostacoli normativi alla guida autonoma; dall’altro, l’Europa conferma il clima di crescente tensione tra l’azienda di Elon Musk e le istituzioni, con un colpo duro inflitto dal fondo pensione svedese AP7.
Negli USA, la National Highway Traffic Safety Administration (Nhtsa) ha annunciato l’intenzione di semplificare le regole che oggi impongono la presenza di comandi manuali, come volante e pedali, nei veicoli. Una modifica che potrebbe avere effetti immediati sul lancio del Cybercab, il robotaxi completamente autonomo di Tesla atteso per il 22 giugno. Il titolo Tesla ha registrato un balzo intraday fino al 4%, chiudendo comunque in crescita dell’1,94% a 325 dollari, in una giornata negativa per le Borse. Dalla fine di maggio, l’azione ha recuperato più del 10%.
Sul piano politico, si rafforza l’asse tra Elon Musk e Donald Trump, con il presidente che ha dichiarato pubblicamente di aver ricevuto il sostegno di Musk nonostante il suo programma anti-incentivi per l’auto elettrica. Quasi in contemporanea, anche Pechino ha mosso un passo decisivo, pubblicando per la prima volta linee guida ufficiali sull’export dei dati generati dai veicoli. Si tratta di una svolta che potrebbe finalmente permettere a Tesla di espandere in Cina il proprio sistema di guida assistita avanzata, il cosiddetto Full Self-Driving (FSD).
Se Stati Uniti e Cina sembrano andare sempre più avanti, l’Europa continua a rallentare. Tesla ha annunciato di voler portare il Full Self-Driving nel continente entro il 2025, ma le autorizzazioni tardano ad arrivare. Elon Musk ha scritto su X che l’azienda è ancora in attesa del via libera da parte del governo olandese e delle autorità europee.
Ma il fronte più critico è quello sindacale. In Svezia, il fondo pensione pubblico AP7 ha annunciato il disinvestimento totale da Tesla, pari a 1,4 miliardi di dollari, citando gravi violazioni dei diritti sindacali negli Stati Uniti. «Dopo anni di dialogo, l’azienda non ha adottato misure adeguate», si legge nella nota ufficiale. Il caso svedese segue l’uscita di un altro investitore istituzionale, Folksam, e coincide con un crollo delle vendite del 74% nel Paese nei primi cinque mesi del 2025. Numeri limitati in valore assoluto, ma emblematici del crescente malcontento europeo verso le politiche di Musk.
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