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La rivoluzione digitale che inizia dalla Danimarca e potrebbe contagiare tutta l'Europa, Copenaghen dice addio a Windows

Danimarca verso l'indipendenza digitale: rivoluzione open source nella pubblica amministrazione

La rivoluzione digitale che inizia dalla Danimarca e potrebbe contagiare tutta l'Europa, Copenaghen dice addio a Windows

Mentre in Italia si continua a discutere di banda larga a rilento e identità digitale ancora frammentata, la Danimarca compie una scelta radicale, destinata a riscrivere il rapporto tra pubblica amministrazione e tecnologia. Il governo danese ha infatti annunciato un piano ambizioso: abbandonare progressivamente i software proprietari – in primis quelli di Microsoft – per migrare verso piattaforme open source. In altre parole: niente più Windows, Office e affini, ma spazio a sistemi come Linux, LibreOffice e altri strumenti liberi, gratuiti e personalizzabili.

Si tratta di una svolta non solo tecnologica, ma anche profondamente politica. Il cuore della decisione sta nella volontà di rafforzare la sovranità digitale nazionale, riducendo la dipendenza da colossi stranieri e da licenze che ogni anno costano milioni alle casse pubbliche. Con l'adozione di software open source, la Danimarca punta a costruire un’infrastruttura IT più autonoma, flessibile e – potenzialmente – più sicura.

Una transizione lenta ma determinata

La migrazione non avverrà da un giorno all’altro. Le autorità danesi hanno chiarito che si tratterà di un processo graduale, accompagnato da un piano strategico di formazione rivolto a funzionari, impiegati e personale tecnico. L’obiettivo è evitare che il cambiamento venga percepito come un trauma, affrontando con pragmatismo le sfide legate alla compatibilità, alla gestione dei documenti esistenti e alla resistenza culturale.

A differenza di altri Paesi europei – come Francia, Germania o Italia – che negli anni passati hanno accarezzato l’idea dell’open source salvo poi fare marcia indietro, la Danimarca sembra decisa a non tornare sui propri passi. L’intero apparato statale fungerà da laboratorio di indipendenza tecnologica, un terreno di prova in cui testare su larga scala l’efficacia delle alternative libere ai prodotti Microsoft.

Curiosamente, mentre molte azienda private continuano a utilizzare Windows e Office più per consuetudine che per reale necessità, è il settore pubblico a guidare la trasformazione. Una dinamica controintuitiva che ribalta lo stereotipo della burocrazia come entità lenta e resistente al cambiamento.

Se la Danimarca riuscirà nell’impresa, il suo esempio potrebbe trasformarsi in un precedente storico, capace di innescare un effetto domino in Europa e nel resto del mondo. Già si parla di interesse crescente da parte di altri governi, che osservano con attenzione la scelta danese come possibile modello di emancipazione digitale.

Naturalmente, non tutto sarà semplice. La compatibilità con archivi preesistenti, la conversione di file con macro complesse, l’abbandono dei formati proprietari come .docx o .xlsx e la diffidenza degli utenti abituati da decenni a un doppio clic familiare sono ostacoli concreti. Ma il governo danese ha deciso di scommettere su una visione: quella di una tecnologia al servizio del cittadino, libera da vincoli imposti dai monopoli e aperta all’innovazione sostenibile.

In un’epoca in cui la trasformazione digitale è una necessità, non un lusso, la Danimarca ha scelto di non aggiornare semplicemente il sistema, ma di riavviarlo completamente. Un gesto audace, che potrebbe segnare l’inizio di una nuova era per l’informatica pubblica europea.

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