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Economia
22 Agosto 2025 - 09:30
L’estate rovente di Wall Street non è solo questione di caldo. L’afa di agosto ha portato con sé la paura di una nuova bolla tecnologica: l’S&P 500 ha registrato una delle peggiori sequenze negative del 2025 e i riflettori si sono spostati, ancora una volta, sui giganti della tecnologia.
Tra le Magnifiche 7, alcuni titoli hanno iniziato a vacillare, alimentando la domanda che nessuno voleva porsi: l’intelligenza artificiale è davvero la rivoluzione che tutti dipingono o è un castello di sabbia finanziario? A raffreddare gli entusiasmi è stato il Massachusetts Institute of Technology, che nel suo ultimo rapporto stima come appena il 5% dei progetti IA porti valore reale. Un verdetto che pesa come un macigno.
A rendere l’atmosfera ancora più cupa ci ha pensato Sam Altman, numero uno di OpenAI, che ha evocato lo spettro delle dot-com del 2000, quando il Nasdaq perse oltre l’80%. “Si stanno formando bolle speculative”, ha dichiarato, facendo tremare investitori già nervosi.
Eppure, rispetto a venticinque anni fa, lo scenario è diverso. “Il settore oggi è più maturo, diversificato e solido”, ricorda Richard Clode di Janus Henderson Investors. All’epoca un terzo delle società tech era in perdita, oggi la quota è scesa al 21%. Le big tech, almeno sulla carta, hanno fondamenta più robuste.
Il simbolo della febbre da IA resta Nvidia. Il titolo viaggia su multipli alti (rapporto prezzo/utili oltre 30), ma lontani dal delirio dei tempi delle dot-com. “Non è una bolla, è piuttosto asimmetria informativa”, spiega Gabriel Debach, analista di eToro. In altre parole: pochi conoscono i dati reali, la massa investe sulla narrativa. E quando la narrazione scricchiola, i mercati si scuotono. La data chiave ora è il 27 agosto, quando Nvidia presenterà i conti trimestrali.
A complicare il quadro si aggiunge la tensione tra Usa e Cina: Pechino ha imposto limiti all’acquisto del processore H20 dopo le parole del segretario al Commercio americano, Howard Lutnick, che ha ribadito la volontà di mantenere la Cina dipendente dalla tecnologia a stelle e strisce. Un segnale che intreccia finanza e geopolitica, confermando quanto fragile sia l’equilibrio su cui poggia oggi la corsa globale all’intelligenza artificiale.
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