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Come fa una startup a competere con le più importanti banche italiane

Dalla nascita come startup dei pagamenti digitali alla competizione diretta con le grandi banche europee: la crescita della fintech inglese che ora punta anche alla quotazione in borsa

Come fa una startup a competere con le più importanti banche italiane

Nikolay Storonsky

Fondata a Londra nel 2015 da due ex professionisti della finanza, Nikolay StoronskyVlad Yatsenko, Revolut era nata per offrire pagamenti e trasferimenti internazionali a basso costo, sfruttando la tecnologia per abbattere le commissioni applicate dalle banche tradizionali. Oggi, dopo dieci anni, è una società da 75 miliardi di dollari che punta a fare in tutto e per tutto la banca digitale globale, senza sportelli fisici.

In Italia Revolut ha raggiunto quota 4 milioni di clienti, un dato ancora lontano dai circa 20 milioni di Intesa Sanpaolo e dai 15 milioni di UniCredit, ma già in linea con banche di rilievo come Banco BPM e BPER Banca. Un'accelerazione importante si è registrata nel 2024, con l’ottenimento della licenza bancaria italiana e la possibilità per i clienti di disporre di un IBAN italiano, superando così gli ostacoli legati all’utilizzo dei precedenti IBAN lituani.
Nei suoi primi anni Revolut si è rivolta principalmente a una clientela giovane e digitale, attenta ai costi e abituata a viaggiare o gestire denaro in diverse valute. Tutto è stato concepito per essere completamente digitale: si apre il conto tramite app, si usa una carta virtuale, si gestisce tutto dallo smartphone, senza bisogno di una carta fisica né di passaggi in filiale.

L’azienda ha mosso i primi passi grazie a Level39, un incubatore londinese di startup fintech, e ha raccolto fondi rapidamente grazie a una campagna di crowdfunding. Il vero ostacolo è stato però ottenere le autorizzazioni per operare come banca. Revolut ha superato il primo scoglio nel 2018, ottenendo una licenza bancaria in Lituania, paese che si è distinto per regole snelle e burocrazia agevolata per le società fintech. Poiché la Lituania è membro dell’Unione Europea, la licenza ha permesso a Revolut di operare in tutti i Paesi UE, offrendo anche prestiti e servizi di investimento. L’unico vincolo era l’uso di conti con IBAN lituani, che potevano generare problemi per operazioni come l’accredito dello stipendio o la domiciliazione delle bollette.

Nel 2021, la società ha ottenuto le autorizzazioni dalla Banca Centrale Europea, e ha cominciato a richiedere licenze bancarie locali nei Paesi europei principali. L’autorizzazione in Italia è arrivata nel 2024, segnando un passo decisivo per l’espansione nel nostro Paese. Parallelamente, Revolut ha faticato per ottenere la licenza bancaria nel Regno Unito, dove è stata fondata. Dopo tre anni di richieste, la licenza è stata concessa solo lo scorso anno, mentre normalmente il processo richiede circa un anno. Le autorità britanniche hanno espresso dubbi sulla trasparenza dei conti e sulla struttura societaria, contribuendo a rallentare il processo. La società “poteva operare come banca in Europa ma non nel Paese in cui era nata”, un paradosso reso evidente dai lunghi tempi di attesa nel Regno Unito.

A complicare ulteriormente il quadro, Revolut è stata coinvolta in alcuni scandali e indagini. Nel 2023, è emersa una perdita di circa 20 milioni di euro dovuta a una falla nel sistema di rimborsi. I fondi sottratti non appartenevano ai clienti, ma alla società stessa. Inoltre, alcuni utenti hanno segnalato truffe subite attraverso la piattaforma, e in Italia è in corso un’indagine dell’Antitrust per pratiche commerciali scorrette.
Per migliorare la propria credibilità nel settore finanziario, Revolut ha assunto ex banchieri di alto profilo della finanza londinese, puntando a “istituzionalizzarsi” e ad avvicinarsi al modello delle grandi banche.  Non si sa ancora dove si quoterà: se in una tra le varie borse europee oppure a New York, visto che la società vorrebbe espandere i suoi affari anche negli Stati Uniti.

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