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Lavoro & crisi
20 Ottobre 2025 - 21:42
Negli ultimi tredici anni, tra il 2011 e il 2024, l’Italia ha registrato una drastica riduzione delle imprese guidate da under 35: circa 193mila aziende giovani hanno chiuso i battenti, portando la loro quota sul totale delle imprese al 8,7%.
Secondo un’analisi di Confcommercio, oltre 87mila di queste chiusure si sono concentrate nelle regioni meridionali. Il calo complessivo delle imprese giovani ha superato il 30%, mentre il totale delle imprese italiane è sceso di appena il 4,2%. Secondo le stime dell’associazione, se il numero di imprese giovanili fosse rimasto stabile rispetto al 2011, il PIL italiano oggi potrebbe vantare tra i 49 e i 65 miliardi di euro in più.
Il legame tra imprenditori giovani e occupazione è evidente: le aziende guidate da giovani hanno una maggiore presenza di dipendenti under 35 e mostrano performance migliori in termini di crescita, fatturato e adozione di tecnologie digitali.
Matteo Musacci, presidente dei Giovani Imprenditori di Confcommercio, ricorda l’importanza dei giovani come motore di innovazione e sostenibilità: “Che si tratti di continuare un’attività di famiglia o di fondare una nuova impresa, i giovani imprenditori rappresentano una spinta vitale per l’economia del Paese”.
Per invertire il trend negativo, Musacci indica due strategie principali: incentivi fiscali e agevolazioni per chi avvia nuove attività e un migliore accesso al credito. Le start-up, infatti, restano più esposte a rischi e costi di finanziamento elevati, rendendo necessarie garanzie pubbliche e strumenti di supporto.
Uno dei fattori chiave del calo delle imprese giovanili è la contrazione demografica: dal 1982 l’Italia ha perso 10 milioni di giovani, mentre la popolazione over 65 è quasi raddoppiata, arrivando a 14,6 milioni.
Il Sud del Paese, meno attrattivo per l’immigrazione qualificata, ha subito oltre la metà della perdita totale dei giovani italiani.
Anche il peso economico e fiscale ha inciso: se quarant’anni fa un trentenne doveva affrontare un debito annuo medio di 280 euro, oggi questa cifra è quasi quadruplicata. Inoltre, la pressione fiscale sui giovani è passata dal 34,1% del 1982 al 42,8% nel 2025.
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