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L’assassino si è consegnato: «Ora intervengano i ministri»

Pereira
È finita la fuga di José Pereira Da Costa, l’ex poliziotto brasiliano accusato di aver ucciso l’imprenditore piemontese Fabio Campagnola. Il killer si è consegnato alle forze dell’ordine la notte scorsa spiegando di essersi difeso e ora si trova in un carcere militare. Una situazione che non soddisfa la famiglia dell’imprenditore che, da Casale, chiede l’intervento del nostro governo per evitare «favoritismi» e ottenere «una giusta condanna». Da Costa è stato interrogato alla stazione di polizia di Marechal Deodoro, la località turistica sulla costa brasiliana dove l’altro giorno ha ucciso Campagnola, al termine di una lite scoppiata per il posizionamento di un carretto per la vendita di churros, un dolce tipico, nel dehors della gelateria che l’italiano aveva aperto alcuni anni fa, dopo aver lasciato Casale.

L’avvocato Napoleon Lima Júnior, che difende José Pereira, ha detto che il suo cliente si è presentato spontaneamente e ha rivendicato l’autodifesa: «Ha detto che si trattava di una situazione di legittima difesa e che dimostrerà la sua innocenza nel corso del processo». Un processo nel quale, è evidente, assumerà una importanza fondamentale il video che è stato registrato dalle telecamere di videosorveglianza e che mostra tutte le fasi dell’omicidio: i due che discutono, poi il brasiliano che sputa in faccia all’italiano e lancia delle sedie. I due a quel punto escono un attimo dall’inquadratura e quando vi rientrano in effetti si vede Campagnola che colpisce con calci e pugni il rivale.

È a questo che si riferisce l’ex poliziotto invocando l’autodifesa “dimenticando” però che lui in quel momento aveva già in mano la pistola. E anche quanto avviene dopo, quando uccide Campagnola mentre è a terra, ferito da un primo colpo di pistola alla gamba e ormai inerme. Comprensibile quindi la reazione della famiglia dell’imprenditore, genitori e fratelli, affidata alla voce dell’avvocato alessandrino Claudio Falleti: «José Pereira Da Costa invoca la legittima difesa e viene pacificamente ristretto in custodia cautelare all’interno di un carcere militare, nonostante sia un poliziotto in pensione, invece di un penitenziario civile».

Decisione che provoca sconcerto. «È chiaramente un trattamento di favoritismo - precisa Falleti - Come si può invocare una legittima difesa in una situazione in cui, come mostrato dalle telecamere, un alterco verbale seguito da qualche spintone si chiude con un allontanamento di Pereira ritornato armato per sparare a sangue freddo? Dov’è la proporzione tra offesa e difesa? Questa è un’esecuzione in piena regola. Davanti a questa situazione, prima che sfugga letteralmente di mano senza una giusta condanna e un equo processo, chiediamo alla nostra politica, ai ministri degli Esteri e della Difesa di intervenire e interloquire con le autorità brasiliane. Gli italiani all’estero non sono cittadini di serie B. La verità è sotto gli occhi di tutti e noi vogliamo giustizia e la giusta condanna». Subito dopo l’omicidio, era già finita in manette la moglie di Da Costa, Karla Kassiana Vanderlei Warumbi Cavalcanti, accusata di aver istigato il marito a sparare.
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