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Moda, etica e sostenibilità

Moda veloce, danni duraturi: a Torino si discute di "bellezza che cura" e sostenibilità tessile

Domenica 13 aprile alle 19:00 a Green Pea, un talk con Dario Casalini per ripensare il nostro rapporto con i vestiti

Moda veloce, danni duraturi: a Torino si discute di "bellezza che cura" e sostenibilità tessile

Un vestito, oggi, nasce per durare poco e invecchiare in fretta. Viene pensato per esaurirsi nel tempo di una stagione – o di un post su Instagram – per poi finire in discarica come rifiuto longevo. Dietro questa logica consumistica si cela un sistema produttivo iper-accelerato, che sfrutta manodopera sottopagata e confeziona capi di abbigliamento dal ciclo di vita effimero. Talmente breve che, spesso, non abbiamo nemmeno il tempo di affezionarci.

Eppure, un tempo era diverso. I vestiti più preziosi si tramandavano di generazione in generazione, erano simboli di cura, identità, legame. Come siamo arrivati a consumare moda al pari di uno snack confezionato? E soprattutto: è ancora possibile cambiare rotta?

Proprio da queste domande prende avvio l'incontro "La bellezza che cura – Talk RiVestiTo", in programma domenica 13 aprile alle ore 19:00 negli spazi di Green Pea a Torino. Protagonista della serata sarà Dario Casalini, imprenditore torinese del settore tessile e fondatore di Slow Fiber, rete nata nel 2022 come estensione naturale dell’esperienza di Slow Food, con l’obiettivo di promuovere una nuova visione del tessile: più etica, consapevole e sostenibile.

L’evento si inserisce all’interno del ciclo cittadino di giornate dedicate al tessile e all’economia circolare promosso dal progetto RiVestiTo, e si propone come un momento di riflessione pubblica per analizzare le contraddizioni dell’attuale sistema moda e offrire spunti concreti per un cambiamento culturale che parta dal basso.

Dario Casalini

Slow Fiber: moda sostenibile e made in Italy

Con quasi 30 aziende italiane, molte delle quali piemontesi, Slow Fiber riunisce realtà imprenditoriali che condividono una visione comune: produrre capi che abbiano un impatto minimo sull’ambiente, rispettino i diritti dei lavoratori e valorizzino le competenze artigianali, spesso radicate nei territori. Le aziende aderenti operano tutte in Italia, si avvalgono per almeno il 70% di fornitori di prossimità e investono almeno l’1% del loro fatturato annuo in progetti legati alla sostenibilità.

Il movimento si oppone con decisione al modello del fast fashion, che ha colonizzato il mercato globale con una produzione incessante e una logica di consumo compulsivo. Ma non si limita alla critica: propone alternative concrete e cerca di costruire una nuova grammatica del vestire, fondata su valori durevoli, cura per il bello, rispetto per il tempo e per le persone.

La moda come atto politico e culturale

«La bellezza che cura» non è solo uno slogan evocativo, ma un invito a riconsiderare il nostro modo di consumare abiti. Perché ogni scelta di acquisto è anche un atto politico, capace di influenzare la filiera e di cambiare le regole del gioco. Dario Casalini, che da anni porta avanti la sua battaglia contro l’obsolescenza programmata dei capi, racconterà durante l’incontro il percorso di Slow Fiber e dialogherà con il team di RiVestiTo, per immaginare insieme un nuovo futuro possibile per il settore tessile.

L’appuntamento è gratuito, ma è necessaria la prenotazione tramite il sito ufficiale di Green Pea:
https://www.greenpea.com/evento/la-bellezza-che-cura-talk-rivestito/

Un’occasione per chi desidera guardare oltre la superficie dei tessuti, e scoprire che dietro ogni capo c’è una storia. Sta a noi decidere se vogliamo che quella storia parli di sfruttamento e spreco, o di rispetto, memoria e cambiamento.

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