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Il rapporto

«Ora basta neve artificiale, così si uccide la montagna»

Legambiente attacca, i gestori replicano: «Sbagliato colpevolizzare»

«Ora basta neve artificiale, così si uccide la montagna»

Legambiente lancia un “Sos neve” e attacca l’uso dei cannoni: «Non sono sostenibili» attacca Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi della storica associazione ambientalista. Ma i gestori degli impianti non ci stanno e respingono le accuse: «Ci colpevolizzano ma noi diamo lavoro» riflettono in coro Giovanni Brasso, presidente di Vialattea, e Nicola Bosticco, amministratore delegato della Colomion spa, società che gestisce gli impianti Bardonecchia.
Lo “scontro” fra le due posizioni si consuma a margine della presentazione di “Nevediversa 2023”, il rapporto con cui Legambiente ha fatto il punto della situazione della neve sulle nostre montagne. Anche se c’è un punto su cui tutti concordano: «Questa stagione è positiva, con incrementi degli skipass e delle presenze - premette Bonardo, trovando la conferma da parte dei gestori - Ma la mancanza di neve naturale ha costretto i gestori a ricorrere a quella artificiale. Una pratica che consuma mezzo metro cubo d’acqua e fino a 7 euro al metro cubo: non è sostenibile, fa male all’ambiente ed è uno sperpero di soldi pubblici. È tempo di pensare a un nuovo modello di turismo invernale e a indirizzare meglio le risorse».
Replicano Bosticco e Brasso: «Condividiamo certe riflessioni ma non si può fare di tutta l’erba un fascio. Le nostre società funzionano e, messe insieme, danno da lavorare a 10mila persone. E quest’anno abbiamo avuto tanta neve e tantissima gente. Per ora siamo tranquilli, sperando che il prossimo mese sia ancora positivo». Il ricorso all’innevamento artificiale, però, c’è stato: «Sì, ma non consumiamo acqua perché la prendiamo dai bacini ma la restituiamo nelle falde quando la neve si scioglie - puntualizza Brasso - E abbiamo speso circa 4 milioni per i cannoni su un fatturato di 33-34 milioni». Troppo, secondo Legambiente: «Sembra che dobbiamo smantellare tutto perché manca la neve - riflette Bosticco - Ma si dimentica che gli impianti di risalita sono elettrici e quindi sostenibili in tutte le stagioni. Invece non veniamo coinvolti nei ragionamenti e si punta a salvare la popolazione con la decrescita. Come si fa se non c’è lavoro? Ci sentiamo colpevolizzati per il cambiamento climatico, quando contiamo pochissimo. E le valli sarebbero vuote senza di noi».
Il quadro presentato da Legambiente resta preoccupante: l’esperto Luca Mercalli parla «un mese di innevamento in meno» e «di 6% di massa glaciale persa nel 2022, il massimo di sempre», con la prospettiva di stazioni sciistiche sostenibili solo oltre i 2mila metri di quota. Infatti Legambiente suggerisce di ripensare gli usi delle strutture più in basso, oltre che del turismo montano in generale. Anche perché Mercalli prevede un aumento di 4 o 5 gradi a fine secolo, a meno di cambiare la rotta nel giro di 7 anni: «Sarà catastrofico non solo per lo sci ma anche per il cibo, l’ambiente, le migrazioni». Un quadro che, questo sì, spaventa gestori e amministratori pubblici come Maurizio Beria d’Argentina, sindaco di Sauze di Cesana e presidente dell’Unione montana dei comuni della Via Lattea: «Il rapporto non deve preoccupare noi ma tutti. Anche perché il nostro sistema economico si autososterrebbe se non dovessimo versare il 70-80% dell’Imu allo Stato».

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