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paura in centro

Un pugno in faccia al figlio del console. Torna la gang di Gucci

Tornano a colpire i baby rapinatori, sempre più frequenti i colpi in corso Vittorio e via Nizza

Le razzie al negozio Gucci

Un'immagine della devastazione della sera del 26 ottobre 2020

Hanno atteso le loro “prede”, due giovani che sembravano loro facoltosi, all’esterno del ristorante messicano El Centenario di corso Matteotti. Li hanno seguiti in monopattino, fino alla stazione Porta nuova. Qui, sotto i portici di corso Vittorio, i due giovani rapinatori hanno agito in un attimo: uno ha sferrato un pugno in faccia alla prima vittima, che, si saprà soltanto dopo, è il figlio di un console. Il complice ha tenuto fermo l’amico. Poi entrambi sono scappati sul mezzo elettrico verso via Nizza, dileguandosi nel nulla. Dopo due mesi di indagini, la squadra mobile, coordinata dal pm Paolo Scafi, ha arrestato, su ordine della gip Roberta Cosentini, i responsabili: si tratta di due nomi noti per gli inquirenti. Il diciottenne che ha sferrato il pugno sarebbe, per la procura, Mohamed El Sherbiny.

Difeso dall’avvocata Stefania Pignochino, era stato il primo fermato della maxi baby gang che aveva devastato, la sera del 26 ottobre 2020, Gucci e i negozi di via Roma in occasione della manifestazione contro le misure anti Covid. El Sherbiny era stato scarcerato. Ma avrebbe ricominciato presto a commettere reati. Il suo complice invece era stato indagato insieme a centinaia di giovanissimi nordafricani nell’ambito delle rapine correlate a quelle di piazza San Carlo (3 giugno 2017).
Ora, come stabilito dalla gip, entrambi sono in carcere. Il figlio del console ha riconosciuto entrambi come autori del reato.
Era la sera del 3 febbraio quando il figlio del diplomatico, di nazionalità spagnola, aveva deciso di fare due passi in centro con un amico dopo la cena al messicano. Non era nemmeno mezzanotte, ma come capita ormai spesso dalle parti di Porta Nuova, i ragazzi sono stati aggrediti all’altezza dei portici di via Nizza.


«Hai una sigaretta?», la scusa, usata spesso, con cui i rapinatori hanno adescato i ragazzi, che per gentilezza si sono fermati a rispondere. Ma è passato soltanto un secondo prima che al figlio del diplomatico venisse sferrato un «violento pugno al volto», scrive la gip, che sostiene che il carcere sia necessario per entrambi i fermati visto che c’è il rischio di reiterazione di reati dello stesso tipo».
Il bottino era la collana d’oro che il giovane spagnolo portava al collo. I rapinatori sono fuggiti velocissimi col monopattino. Ma dopo un giro in via Pio V, sono tornati in via Nizza per festeggiare con un po’ di alcolici e sono entrati nel rivenditore del civico 7.

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