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Il Borghese
01 Aprile 2023 - 06:30
Il cortile del complesso di corso Racconigi 25
I condomini di corso Racconigi 25 erano un tempo noti come «quinto quartiere Iacp», l’ex istituto delle case popolari. Il complesso fu costruito nel 1910 ai margini di quello che all’epoca era il foro boario per rispondere alle esigenze di inurbamento di una città che si ampliava sempre di più, in particolare lì in Borgo San Paolo, dove proprio in quell’anno Vincenzo Lancia rilevava gli stabilimenti della fabbrica di automobili Fides Brasier, in quel complesso che oggi ospita l’anagrafe: il borgo diventava operaio, poco distante c’era la Diatto, quasi ovunque c’erano piccole e grandi officine per motori, carrozzerie, componenti per le auto. E gli operai avevano bisogno di case, così come i contadini che arrivavano dalle campagne. Corso Racconigi 25 fu uno di quei complessi realizzati per accogliere i nuovi cittadini: con il loro colore giallo e gli elementi liberty sulle facciate, erano il segno di una architettura che potremmo definire sociale. Erano sì palazzoni, ma avevano cortili, c’era il verde condiviso, piano piano arrivarono i servizi come i trasporti, attorno nel quartiere c’erano mercati e botteghe. In alcuni complessi popolari, peraltro, comparvero anche officine, botteghe, bar. Erano piccoli paesi, o almeno ne riproducevano in gran parte le dinamiche. D’altra parte poi sarebbero venuti i tempi della città-fabbrica Fiat, con il suo mix di welfare sociale e regimi quasi dittatoriali all’interno degli stabilimenti. Oggi, dopo anni di degrado, corso Racconigi 25 è ancora avvolto dai teloni dei ponteggi, per i lavori che restituiranno i palazzi a nuova vita e accoglieranno centinaia di famiglie. Ma la trasformazione in piazza di spaccio, oggi, è forse solo il culmine di una parabola di abbandono, anche di quelle forme di welfare e di architetture sociali, di dinamiche inclusive.
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