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il processo
09 Aprile 2023 - 06:01
Il Palagiustizia del capoluogo piemontese
«Da quando gli hanno tolto il reddito di cittadinanza, la sua vita ha preso una piega devastante e ha ricominciato a rubare». Con questa giustificazione l’avvocato Fulvio Violo ha chiesto, per il suo assistito - un rapinatore - la scarcerazione per un furto di salmone al supermercato, seguito da un’aggressione ai carabinieri. Alla fine l’imputato, arrestato e processato per direttissima, è stato liberato.
È tornato così libero un 29enne, noto alle cronache per una rapina commessa alcuni anni fa col fratello gemello in via Sospello. Alla giudice l’indagato, dalla gabbia dei carcerati, ha detto: «Ho fatto uso di droghe, sono in cura al Serd. Fino a un paio di mesi fa percepivo il reddito di cittadinanza, e andava tutto bene. Poi mi è stato tolto per i precedenti che ho e ho fatto molta fatica a tirare avanti. Non mi drogo ma bevo». È il 3 aprile 2023 quando i carabinieri della stazione Monviso fermano il giovane al supermercato Borello. Lui, con una confezione di salmone in mano, dà in escandescenza. Tira calci e pugni, urla. Per «l’impossibilità di contenerlo è stato preso e portato in caserma, ma anche là si è scagliato contro i carabinieri», ha spiegato in aula la vice procuratrice onoraria durante la direttissima.
La sua furia è tale che i militari non riescono a prendergli le impronte. Così alla fine, l’ex rapinatore viene portato in carcere, con l’accusa di tentato furto e resistenza a pubblico ufficiale. Essendo recidivo - con alle spalle due condanne per rapina - senza fissa dimora e senza un’occupazione, la pubblica accusa chiede per lui il carcere perché «c’è il forte rischio che commetta altri reati». «Voglio scusarmi - dice l’imputato in udienza - ero sotto effetto di alcol. Mi manca una casa. Sono seguito da un Serd e vorrei cercare di risolvere i problemi che sto vivendo. Sono uscito dal carcere due anni fa. Mio padre è ai domiciliari e non posso nemmeno stare con lui». Parte l’arringa dell’avvocato Violo, basata su un principio: siccome l’imputato non ha più il reddito di cittadinanza, avrebbe ripreso a rubare per «necessità». Nessun cenno all’ipotesi che l’indagato possa trovarsi un lavoro. Inoltre, precisa il legale: «E’ lo stato di ebbrezza a determinare la reazione sconclusionata». «Il mio cliente nel 2017 ha commesso una brutta rapina - ricorda il legale - fino al 2021 è stato detenuto. Uscito dal carcere, fino all’altro ieri si è barcamenato col reddito. Ma avendolo perso, ha sostituito la droga con l’alcol e ha avuto delle ricadute. Col Serd stiamo cercando di trovare una casa famiglia o un appoggio abitativo». «Ma dopo il Covid - conclude Violo - i servizi sociali sono al tracollo e non c’è posto per nessuno. Il mio assistito fa quello che può. Prende i pacchi della Caritas. Ma la sua vita ha preso una piega devastante da quando ha perso il reddito cittadinanza. È da allora che ha ripreso a rubare».
Alla fine della direttissima e del processo abbreviato, il 29enne viene condannato a quattro mesi di reclusione, e viene immediatamente scarcerato.
La giudice non ritiene per lui necessaria «alcuna misura cautelare» (nemmeno l’obbligo di firma), data la sua «condotta ammissiva». L’imputato era stato condannato per avere rapinato sette anni fa un ragazzo, col gemello e un terzo uomo, in via Sospello. I tre avevano puntato un coltello sullo stomaco della vittima ed erano fuggiti con il portafoglio e il cellulare, che era stato subito rivenduto in cambio di tre dosi di cocaina. La vittima aveva riconosciuto gli aggressori su Facebook.
(Ha collaborato Ludovica Lopetti)
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