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L'INTERVISTA

Angelo Pezzana: «Sono cinque anni che non partecipo al Pride, oggi è un carnevale senza significato»

Il "padre" del movimento per i diritti LGBTQ+, scrittore, giornalista e fondatore del Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano nel 1971

Angelo Pezzana: «Sono cinque anni che non partecipo al Pride, oggi è un carnevale senza significato»

«Io quest’anno al Pride non vado a maggior ragione per l’attacco a Israele». Non facciamo nemmeno in tempo a chiedergli se, almeno alla fine del corteo, lo incontreremo in piazza Vittorio Veneto che, Angelo Pezzana, mette una “pietra tombale” sul suo rapporto con il Pride. Specie quest’anno sfileranno anche le proteste contro Israele. Così, infatti, il “padre” del primo movimento omosessuale in Italia chiarisce ogni dubbio. Anche sulla Palestina. Classe 1940, Pezzana è una figura centrale della lotta per i diritti civili in Italia. Giornalista e attivista nel 1971 ha fondato il movimento “Fuori!” che ha contribuito in modo significativo a rompere il silenzio e il pregiudizio nei confronti delle persone non eterosessuali. Editore “beat” ha stretto una forte amicizia con Fernanda Pivano che lo ha sempre sostenuto nelle sue battaglie, condividendo con lui valori di libertà e giustizia sociale. La loro collaborazione è stata fruttuosa, unendo letteratura e attivismo in un comune impegno per il cambiamento culturale. Un altro rapporto significativo nella vita di Pezzana è stato quello con il leader del Partito Radicale, Marco Pannella, che lo ha portato in Parlamento nel 1979.


Angelo Pezzana, quest’anno la vedremo sfilare al Pride?
«No, non andrò. Da cinque anni non vado più perché non più alcun contenuto che non siano unicamente delle esibizioni da festa, quasi come fosse il Carnevale che c’è a Viareggio. È diventato quello e in più, adesso, hanno aggiunto l’attacco a Israele dato che è di moda, oggi, attacare Israele».
Ecco, come pensa si possibile legare al Pride alla Palestina?
«Su questo sono molto severo, perché il primo caso di associazione di due questioni che non c’entrano nulla che si è aperto su questa manifestazione è quello di Bergamo dove il sindaco di Bergamo, che è del Pd aveva concesso il patrocinio e ha detto agli organizzatori che non potevano impedire di sfilare anche la bandiera di Israele. Non lo si può impedire, non si può vietare una bandiera, perché non c’entra nulla. Anzi, più bandiere ci sono, più paesi ci sono e meglio è...»
Cosa intende?
«Non è un problema di ma di rispetto delle diverse posizioni, perché i diritti sono uguali in tutto il mondo. E a chi non lo permette va tolto il patrocinio».
Cosa pensa di chi, invece, non si preoccupa di rivendicare le posizioni un movimento terroristico che è Hamas?
«I diritti a Gaza non esistono. Se scoprono un omosessuale lo ammazzano subito. Però, per esempio, chi organizza adesso queste iniziative è andato a Gaza - parlo del senatore del Pd, Zan, che è gay - a portare la sua solidarietà proprio ad Hamas che è la cosa più incredibile che si possa dire. Questo è il mondo capovolto, praticamente».
Insomma, una vera e propria rottura con la sfilata del Pride?
«Io già non andavo più cinque anni fa, in parte perché mi ero rotto un femore e dovevo appoggiarmi ad un bastone per camminare ed è impossibile affrontare una marcia con il bastone, adesso, non posso dire di essere migliorato con gli anni, dunque, non sarei andato comunque. E ne sono ancora stato più convinto quando ho visto che a Bergamo alcune persone hanno proibito la bandiera Israeliana e Zan è andato a Gaza: sono atti di violenza, appunto».

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