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Operazioni di controllo
04 Ottobre 2024 - 18:15
Foto d'archivio
La Guardia di Finanza di Asti ha portato alla luce un caso di evasione fiscale: due distributori di carburante, apparentemente normali, si sono rivelati essere dei veri e propri "fantasmi" fiscali, con incassi nascosti per un totale di 3,6 milioni di euro. Un'operazione che ha visto i finanzieri impegnati in un'attenta analisi di rischio e in controlli sul campo, culminata con la scoperta di gravi irregolarità.
Durante l'estate del 2024, il comando provinciale della Guardia di Finanza di Asti ha intensificato i controlli sui distributori di carburante. In tutto, sono stati effettuati 15 interventi ispettivi presso altrettanti distributori. Di questi, 11 hanno evidenziato diverse irregolarità in merito alla comunicazione e applicazione dei prezzi, con sanzioni complessive che superano i 30mila euro.
In particolare, l'analisi di rischio condotta dai finanzieri ha portato sotto i riflettori due gestori di pompe di carburante. Il primo, una ditta individuale, ha ricevuto forniture di carburante senza mai dichiarare i relativi incassi al fisco dal 2019. Un'evasione che ha portato a un mancato versamento di Iva per 526mila euro su un totale di incassi non dichiarati pari a 3.214.750 euro. E in più sono state riscontrate anche irregolarità nella registrazione delle entrate e uscite di carburante, con differenze tra giacenze fisiche e contabili che hanno portato a sanzioni amministrative e alla sospensione dell'autorizzazione. E non solo: le indagini hanno rilevato anche altre omissioni, come la mancata iscrizione al portale Osservaprezzi Carburanti del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e 48 omesse comunicazioni dei prezzi praticati. Il responsabile è stato segnalato alla procura di Asti per il reato di omessa presentazione delle dichiarazioni fiscali.
Un secondo caso riguarda una società che ha omesso di presentare le dichiarazioni fiscali dal 2019 al 2021. Nonostante la cessione dell'impianto a metà del 2021, gli incassi occultati ammontano a 333.484 euro, con un'Iva evasa di 37.811 euro. Anche in questo caso, i soci titolari sono stati segnalati alla procura per occultamento o distruzione di scritture contabili.
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