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Palcoscenico
26 Febbraio 2025 - 08:07
Veronica Pivetti
«La deficienza mentale della donna non solo esiste, ma per di più è necessaria». «Resta dimostrato che nella donna sono meno sviluppate che nell’uomo porzioni del cervello». Perché, udite, udite, secondo lo psichiatra tedesco Paul Julius Moebius, non ci sono dubbi scientifici riguardo all’inferiorità mentale della donna. De “L’inferiorità mentale della donna” parlerà, con la sua consueta ironia e sagacia, Veronica Pivetti nello spettacolo di Giovanna Gra, liberamente ispirato al trattato omonimo di Moebius, che va in scena, con i contrappunti musicali di Anselmo Luisi, dal 28 febbraio al 2 marzo al Teatro Gioiello di Torino.
Che cosa racconta lo spettacolo?
«La deficienza mentale della donna non solo esiste, ma per di più è necessaria». «Resta dimostrato che nella donna sono meno sviluppate che nell’uomo porzioni del cervello». Perché, udite, udite, secondo lo psichiatra tedesco Paul Julius Moebius, non ci sono dubbi scientifici riguardo all’inferiorità mentale della donna. De “L’inferiorità mentale della donna” parlerà, con la sua consueta ironia e sagacia, Veronica Pivetti nello spettacolo di Giovanna Gra, liberamente ispirato al trattato omonimo di Moebius, che va in scena, con i contrappunti musicali di Anselmo Luisi, dal 28 febbraio al 2 marzo al Teatro Gioiello di Torino.
Che cosa racconta lo spettacolo?
«Racconta il pensiero discriminatorio, ai limiti del comico, di molte figure considerate “autorevoli” dal 1600 ad oggi. Moebius, Lombroso, Marechal, Bierce, lo stesso Voltaire si sono espressi nei confronti delle donne in maniera inaudita e noi lo raccontiamo al pubblico con la voce del personaggio che interpreto, Aura D’Antan, unica invenzione nel testo, che è l’assistente di Moebius»
Com’è nato lo spettacolo?
«Il trattato è stato regalato come gesto provocatorio da un amico a Giovanna Gra, quando aveva 16 anni. Lo spettacolo è l’utilizzo migliore che si potesse fare dell’opera. È giusto che si sappia cosa Moebius ha postulato nel non troppo lontano 1901».
Oggi un testo come quello di Moebius avrebbe avuto diritto di cittadinanza?
«È una domanda cui non è semplice rispondere. Forse avrebbe avuto non poche difficoltà, ma rimane il fatto che la vita delle donne e l’atteggiamento della società nei loro confronti non è granché aperto. Diciamo che, paradossalmente, Moebius non è stato un ipocrita e ha scritto esattamente ciò che pensava. Un pensiero orrendo e discriminatorio, certo, ma, almeno, non ammantato di perbenismo, cosa che adesso invece succede».
Il suo rapporto Torino?
«Ottimo. la amo da sempre. Ci ho lavorato moltissime volte, sia con le fiction che con “Amore criminale”. Ho presentato i miei libri al Salone del Libro. Ultimo, ma non certo poco importante, Torino ci regala il miglior cioccolato del mondo. Non vorremo sottovalutarlo, vero?».
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