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Bagarre social
27 Febbraio 2025 - 12:30
Don Alì/YouTube
Don Alì torna a far parlare di sé con l’ennesima uscita virale, stavolta chiamando a raccolta tutti i maranza d’Italia per una fantomatica “conquista” del Sud, partendo da Roma e arrivando fino in Sicilia. Il video, come sempre, è impostato per suscitare una reazione immediata: una dichiarazione esagerata, un tono tra il serio e il faceto, la solita mimica che rende impossibile capire quanto ci sia di vero e quanto sia semplice provocazione. Il tutto condito dalla classica teatralità che lo ha reso uno dei personaggi più controversi del web: "Stiamo chiamando tutti i maranza che ci sono in Italia, prima conquistiamo l'Impero Romano e da lì scenderemo in Sicilia. Vi faremo vedere la vita reale, Totò Riina ci ha lasciato da un po'."
Ma chi è Don Alì? Classe 2001, nato in Marocco e cresciuto in Italia, precisamente a Torino nel quartiere Barriera, è diventato noto nel 2019 come streamer su Twitch, guadagnando popolarità grazie a una serie di contenuti estremi che mescolano intrattenimento borderline e sfide sempre più audaci. Con il tempo è diventato una figura divisiva, un simbolo della sottocultura maranza per alcuni, un esempio di degrado sociale per altri. I suoi video, spesso sopra le righe, hanno attirato l’attenzione di youtuber e content creator, molti dei quali non hanno perso occasione per criticarlo. Tra questi, il Cerbero Podcast, l’avvocato Francesco Catania e Zona Rossa TV, che lo hanno più volte dipinto come un personaggio problematico, incapace di distinguere la provocazione dalla realtà.
Non è un caso che Don Alì sia finito più volte al centro di procedimenti giudiziari. Il suo curriculum di episodi controversi è lungo: nel 2020 viene denunciato per aver lanciato un estintore sui binari di un treno in corsa durante una live su Twitch, mentre nel 2021 finge di essere un agente di polizia municipale, venendo smascherato e inseguito per le strade di Torino fino all’arresto. Lo stesso anno, in pieno periodo Covid, entra in un autobus senza mascherina e si scontra verbalmente con un passeggero, filmando tutto in diretta mentre insulta l’uomo prima di fuggire all’arrivo dell’autista. Nel 2022 si rende protagonista di un episodio ancora più surreale: accorgendosi di essere seguito dai carabinieri in borghese, decide di pedinarli a sua volta per poi tentare la fuga e nascondersi nel seminterrato di un palazzo. Un comportamento che gli è costato un mandato di perquisizione e un nuovo procedimento legale. Nel dicembre dello stesso anno cerca di lasciare l’Italia nonostante fosse soggetto all’obbligo di firma, venendo fermato prima di espatriare.
Al di là delle vicende giudiziarie, Don Alì è un fenomeno sociale e mediatico. Il suo segreto è il cosiddetto "rage bait", una strategia che fa leva sulla reazione indignata del pubblico per generare visualizzazioni e interazioni. Ogni suo contenuto è studiato per far discutere: provocazioni, sfottò, gesti estremi che fanno il giro del web e lo trasformano in un trend continuo. L’ultima sparata sui maranza e sulla conquista del Sud rientra perfettamente in questa logica. Il tema della rivalità Nord-Sud è un meme eterno sui social, alimentato da utenti del Sud che ironizzano sulla presunta superiorità territoriale e da video che mostrano scene di degrado urbano al Nord: "I maranza al Sud non esistono, qui comanda la nostra criminalità"—una frase che si legge spesso nei commenti social. Don Alì ha semplicemente amplificato questo gioco, creando un cortocircuito perfetto per il web: indignazione, risate, polemiche, condivisioni.
Come sempre, non sono mancati i commenti negativi. Alcuni utenti si sono scatenati con battute 'ironiche' come "Scendo solo per vedere in che pilastro lo mettono" o "Al Sud vendono le ciabatte in spiaggia", mentre altri hanno preso la dichiarazione come una provocazione seria, sottolineando come certi messaggi possano essere pericolosi in un contesto già polarizzato. Ma la domanda che molti si pongono è un’altra: perché Don Alì continua a esporsi in questo modo? La risposta è semplice: perché funziona. L’influencer maranza ha capito come sfruttare il meccanismo del web per massimizzare la sua visibilità. Ogni suo video genera milioni di views, il suo nome finisce in tendenza e il traffico verso i suoi profili social esplode a ogni nuova controversia. E sebbene qualcuno possa pensare che tutto questo sia gratuito, la realtà è ben diversa: le denunce e le conseguenze legali sono reali e hanno un costo, ma la fama che ne deriva sembra valere il rischio.
Ma chi sono i maranza? Il termine si è evoluto nel tempo, ma oggi indica giovani che fanno parte di gruppi di strada chiassosi, caratterizzati da atteggiamenti smargiassi e sguaiati, spesso inclini a creare situazioni di tensione. Sono riconoscibili per il loro modo di vestire appariscente, con capi griffati (spesso contraffatti), e per il loro linguaggio crudo e provocatorio. Il termine è usato in senso dispregiativo, ma per alcuni è diventato quasi un marchio di fabbrica.
Don Alì rappresenta perfettamente l’evoluzione del content creator estremo: un personaggio capace di stare sempre al centro dell’attenzione, di alimentare polemiche su polemiche e di usare gli haters come carburante per la sua ascesa. Il problema è che questo gioco ha dei limiti e il confine tra provocazione e conseguenze reali si fa sempre più sottile. Fin dove potrà spingersi ancora prima che il personaggio diventi insostenibile?
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