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27 Febbraio 2025 - 15:40
L'Italia invecchia a ritmi impressionanti, e con essa cresce il bisogno di assistenza per gli anziani che vivono da soli. Secondo l’ultimo rapporto Censis, nel nostro Paese ci sono appena 8,5 badanti ogni 100 anziani soli, con alcune regioni che raggiungono numeri ancora più critici. La Sardegna, per esempio, è in cima alla classifica con 24,5 badanti ogni 100 anziani, mentre in regioni come la Campania e la Calabria il numero è molto più basso grazie a una rete familiare più forte.
Il problema è chiaro: ci sono sempre più persone sole che hanno bisogno di assistenza, ma il numero di badanti è insufficiente. Questo crea un paradosso occupazionale: il lavoro c’è, è stabile, ma nessuno sembra volerlo fare.
Ma c’è di più. Oltre agli anziani, anche le badanti stesse stanno invecchiando. Quasi la metà (48,3%) ha più di 55 anni e molte di loro sono prossime alla pensione. Il ricambio generazionale però non sta avvenendo: solo il 14,2% delle badanti ha meno di 35 anni. Il rischio? Un settore chiave per la tenuta sociale del Paese che si svuota senza che nessuno sia pronto a prenderne il posto. Con l’invecchiamento della popolazione, la richiesta di badanti è destinata a crescere esponenzialmente, garantendo un lavoro fisso, sempre richiesto e con possibilità di regolarizzazione. Tuttavia, il settore è ancora segnato dal lavoro in nero e dalla precarietà. Durante la pandemia, c’è stata una spinta verso la regolarizzazione, ma una volta rientrata l’emergenza sanitaria, molti lavoratori sono tornati nell’ombra.
Per invertire questa tendenza servono incentivi concreti: sgravi fiscali per chi assume regolarmente una badante, tutele contrattuali più solide e stipendi più competitivi. Se l’Italia vuole garantire assistenza ai suoi anziani, deve rendere questo mestiere più appetibile per le nuove generazioni.
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