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La storia

Agnelli, champagne al mattino e Warhol: Gigi Maifredi racconta la Juventus che non avete mai visto

L’ex tecnico bianconero e il rimpianto di una stagione mai decollata

Gigi Maifredi e Gianni Agnelli (Fonte Instagram)

Gigi Maifredi e Gianni Agnelli (Fonte Instagram)

Gigi Maifredi è il fantasma che ogni tanto torna a infestare la Juventus, il simbolo di un'idea rivoluzionaria finita male. Ogni volta che un allenatore bianconero sbaglia stagione, il suo nome rispunta come un tormentone. L'ultimo paragone che lo infastidisce? Quello con Thiago Motta. "Ma cosa c’entro io con Motta? Io avevo quattordici giocatori e due stranieri, non tre. Nelle prime venti partite eravamo primi o secondi, poi tutto è precipitato", ha raccontato Gigi al Corriere dello Sport.

Era febbraio, la Juve giocava a Genova contro la Samp e dominava il primo tempo. Poi un rigore dubbio, Vialli dal dischetto e la caduta libera cominciata con un episodio che, per Maifredi, era la prova che la Juventus contasse poco politicamente."Dopo la partita col Cagliari, che avremmo potuto vincere 8-0 e finì 2-2, mi incazzai di brutto. Avevano organizzato le vacanze di Natale senza dirmi niente. A tavola anticipai a Montezemolo che a fine stagione me ne sarei andato."

Maifredi aveva un'idea chiara di calcio, ma si ritrovò costretto ad abiurarla. "Dissi ai giocatori: 'So che vi ho obbligato a giocare a zona, se volete tornare a uomo col libero sono disposto ad accontentarvi'." Un compromesso che non servì a salvare la stagione.

Di Motta, invece, dice: "Ha trenta giocatori, uno più forte dell’altro. A Bologna aveva un centrocampo di altissimo livello intellettuale con Aebischer, Freuler e Ferguson. A Torino ha trovato un'altra realtà, altri equilibri. Avrebbe dovuto cambiare strada." E poi c'è la storia dell'Avvocato Agnelli. Un'offerta clamorosa, un triennale per restare sulla panchina della Juve. "Risposi: 'Un anno alla volta, non voglio restare a dispetto dei santi'. E lui, secco: 'Vuol dire che lei, Maifredi, molla tutto quando sta affogando?'" Una lezione di vita servita senza sconti.

Ma il vero incontro da film arriva a Roma, nel palazzo dell'Avvocato vicino al Quirinale. "Erano le 8 del mattino. Appena entro, vedo un ritratto di Agnelli fatto da Warhol, opere d'arte ovunque. Notai una scala di legno e chiesi al maggiordomo chi l'avesse realizzata. Mi rispose: 'Veramente l’avevo messa io per pulire i quadri'." Poi Agnelli arriva e, senza perdere tempo, domanda: "Champagne?" Alle 8 del mattino. Maifredi tentenna. "Cappuccino e brioche?", insiste l'Avvocato. Dopo tre minuti arriva un vassoio con trenta brioche di tutti i tipi. Scena surreale. Al momento dei saluti, l'ultima domanda, con il solito spirito diretto: "Avvocato, scusi, ma quanto paga d’affitto qui?"

Nessuna risposta. Nessun sorriso. Solo l’ennesima lezione di stile e potere.

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