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UNA DOLCE NOTIZIA

Una "lotta all'ultimo gianduiotto": «Sarà Igp entro il 2026»

Delle regole ferree per tutelare l'eccellenza piemontese riconosciuta in tutto il mondo

Una "lotta all'ultimo gianduiotto": il cioccolatino verso il marchio Igp

Da sinistra: Paolo Chiavarino, Antonio Borra, Guido Castagna e Alberto Cirio

Un prisma triangolare, dal gusto dolce intenso ma con un leggero finale amaro e tassativamente prodotto nel territorio del Piemonte.
Ecco alcuni dei punti indicati dalla nuova disciplinare del “Giandujotto di Torino” presentata oggi con l’obiettivo di applicare al cioccolatino torinese il marchio Igp.

«Noi oggi è come se cementassimo la Mole Antonelliana: salda al suo territorio, oggi facciamo lo stesso con il nostro gianduiotto», ha commentato il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, sottolineando l’importanza di fondere eccellenza e territorio.
Un regolamento che si sviluppa in otto articoli, per tutelare la produzione e la qualità di quello che è uno dei prodotti di punta della tradizione piemontese riconosciuta in tutto il mondo.

La proposta, presentata dal Comitato "Giandujotto Torino Igp" guidato da Guido Castagna, ha trovato il pieno appoggio delle istituzioni piemontesi. 
«Un momento storicamente importante- ha commentato l'assessore Paolo Chiavarin- Da parte della Città c'è tanta attesa per il raggiungimento di questo tanto agoniato traguardo. Siamo stati parte attiva nel dialogo per facilitare e giungere al conseguimento di questo riconoscimento». L'assessore ha sottolineato come la Città di Torino stia lavorando proprio per porre in evidenza tutte le eccellenze del nostro territorio.

Oltre alle caratteristiche fisiche e sensoriali, uno dei punti fermi della disciplinare è la presenza (e assenza) di determinati ingredienti, come la nocciola piemontese Igp. «Un Igp al quadrato», ha ironizzato Guido Castagna, presidente del Comitato.
Coloro che presentano un prodotto diverso, che non corrisponde ai requisiti presentati, non potranno, non solo usare il marchio, ma nemmeno chiamarlo “gianduiotto”.

Uno degli ingredienti assenti nella ricetta presentata al Ministero, e che ha fatto discutere, è il latte. La normativa è tassativa: il gianduiotto piemontese è fatto con il cioccolato fondente. Tuttavia, come ha ricordato Cirio, esiste un «concetto di pre-uso»: i marchi attivi precedentemente alla normativa potranno continuare a fare i loro gianduiotti e chiamarli tali anche se con una ricetta non congrua ai parametri della disciplinare. Non potranno però essere Igp. I cioccolatini idonei saranno identificati con un «baffo», una grafica stilizzata della forma tipica del gianduiotto piemontese.

«Ora la disciplinare sarà inviata al Ministero per essere registrata - hanno spiegato la dottoressa Madotto e il dottor Morelli, coloro che hanno formalmente presentato quanto scritto sulla normativa- Si accoglieranno eventuali opposizioni, per poi passare alla approvazione finale. A quel punto la disciplinare passerà a Bruxelles, dove i tempi saranno un po’ più lunghi».
Castagna è fiducioso: «Ci vorrà tempo, ipotizzo un gianduiotto di Torino Igp per il 2026».

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