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Giustizia

Intercettò (troppo) il senatore Esposito, il pm Colace sotto accusa per Bigliettopoli

Chiesto il trasferimento anche per la gip Lucia Minutella: la sentenza del CSM attesa il 25 marzo

Procura di Torino

Un nuovo capitolo nel caso delle intercettazioni a Torino:coinvolti il pm Gianfranco Colace e la gip Lucia Minutella. La vicenda, che ha attirato l'attenzione della Procura Generale della Cassazione, si concentra su presunte violazioni di legge legate all'uso di intercettazioni telefoniche nel procedimento noto come 'bigliettopoli'.

La questione ruota attorno alle intercettazioni disposte tra marzo 2015 e marzo 2018, che hanno coinvolto l'allora senatore dem Stefano Esposito e un imprenditore, Alberto Muttoni Secondo l'accusa, Colace e Minutella avrebbero commesso una "grave violazione di legge, determinata da ignoranza o negligenza inescusabile", per non aver richiesto l'autorizzazione parlamentare necessaria prima di utilizzare le intercettazioni come prove. Il sostituto procuratore generale della Cassazione, Marilia Di Nardo, ha descritto le intercettazioni come "indirette e non occasionali, una captazione prolungata nel tempo". Questa descrizione sottolinea la gravità percepita delle azioni dei due magistrati, che ora rischiano il trasferimento delle funzioni e di ufficio, oltre alla perdita di un anno di anzianità.

In difesa di Colace e Minutella, sono intervenuti il procuratore aggiunto di Roma Giuseppe Cascini e l'avvocato Marcello Maddalena. Cascini ha sollevato una domanda cruciale: "Quale sarebbe la norma di legge violata?" Secondo lui, le intercettazioni non sono state utilizzate come prove in una fase in cui ciò sarebbe stato inappropriato. Ha inoltre sottolineato che la gip Minutella ha agito con coscienza, basandosi sulla giurisprudenza della Cassazione. Maddalena, difendendo Colace, ha affermato che il pm ha semplicemente incluso le intercettazioni tra le fonti di prova in un procedimento complesso, senza mai utilizzarle effettivamente. Entrambi i difensori hanno chiesto l'assoluzione per i loro assistiti, sostenendo che le azioni dei magistrati erano motivate e ragionate.

L'udienza è stata aggiornata al 25 marzo, data in cui la sezione disciplinare del CSM emetterà la sentenza. Questo caso solleva interrogativi importanti sulla gestione delle intercettazioni e sull'equilibrio tra la necessità di indagini efficaci e il rispetto delle norme legali. Mentre il dibattito continua, la questione delle intercettazioni rimane un tema caldo nel panorama giudiziario italiano. La decisione del CSM potrebbe avere implicazioni significative non solo per i magistrati coinvolti, ma anche per il futuro delle pratiche investigative in Italia.

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