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IL REPORTAGE
16 Marzo 2025 - 08:00
Nel tragitto da Porta Nuova alla Mole Antonelliana, quello che compiono praticamente tutti i turisti, si passa davanti alle vie più fotografate della città. Ed ecco che sui muri e sui monumenti della nostra (meravigliosa) Torino è impossibile far a meno di notare “gli strascichi” delle solite manifestazioni. Tra femministe, studenti, pro-Pal e centri sociali, Torino è ormai il teatro di cortei e proteste che lasciano il segno. Quello dell’incuria, dello sporco: bombolette e maxipennarelli per pittare luoghi aulici. Il Caval ‘d Brons di piazza San Carlo, per esempio. Arrivando dal fondo di via Roma si legge, a caratteri cubitali, la scritta in giallo “Ramy”: un lascito, non gradito, di una manifestazione di mesi fa. Proseguendo, si legge di tutto. Dal “Free Gaza”, alle “A” che richiamano i movimenti anarchici, passando per un generico “Pagherete tutto” -che non si sa a chi sia rivolto, se non ai cittadini che pagano il prezzo del vedere la propria città violentata.
E se vi sembra un termine esagerato, diverse sono le scritte dei cosiddetti movimenti femministi: “Educatrici in lotta”. Una signora che passa lì davanti e si ferma a portare una riflessione «Ma cosa c’è di educato nello sporcare un muro?». Via Garibaldi, via Corte d’Appello, piazza Statuto, corso Vittorio Emanuele II, tutto imbrattato. Nemmeno a ridosso di chiese o della galleria San Federico si trova un muro che sia rimasto intonso.
Pochi mesi fa residenti e negozianti in via Po avevano imbracciato i pennelli e muniti di latte di vernice avevano provveduto a imbiancare. Durata delle pareti pulite? Tre giorni esatti.
Poi vi fu una manifestazione e lo scempio della via che conduce a piazza Vittorio tornò tale e quale - o forse anche peggio, calcolando che i volontari spesero tempo e soldi per sistemare. «Abbiamo segnalato due mesi fa la scritta sul Caval ‘ d Brons ed è ancora lì capeggia nel nostro salotto buono di piazza San Carlo. C’è da dire che parte della popolazione ha una sorta non di protezione, ma un lassez faire, un laissez passer, parlando di queste persone che mettono a fuoco e fiamme la nostra città» si sfoga Adriana Gozzi, portavoce del comitato PuliAmo Torino, nato nel 2019 contro il degrado e l’incuria «in cui è scivolata la nostra Torino». Un comitato che oggi conta centinaia di persone. «A percorrere via Po mi viene da piangere. Scritte ovunque che non vengono prontamente rimosse» continua Gozzi «un modo per mettere fine allo scempio forse c’è. Far pagare a loro la ripulitura. Poiché ormai la gente perché sia sensibile deve mettere le mani al portafogli» conclude la portavoce di PuliAmo Torino.
L’assessore: «Aspettiamo l'ok della Sovrintendenza»
Francesco Tresso, assessore comunale alla Cura della Città, non usa mezzi termini: «Lecita una manifestazione di dissenso, non lecito l’atto di scrivere su muri e imbrattare monumenti. Questo comporta alla Città oneri di spesa e tempi complicati: Torino ha infatti un grande patrimonio monumentale, 150 opere, tutte tutelate dalle Belle Arti» spiega Tresso «per intervenire su un monumento, come quello in piazza San Carlo, occorre un parere della Sovrintendenza. Lavorare in sinergia con i nostri uffici, con Amiat, anche con un restauratore. Costi che lievitano. Fatti che si verificano sempre più frequentemente». L’assessore aggiunge anche il caso della lapide dedicata a Peppino Impastato, giornalista che si è occupato di mafia e assassinato nel’78 «Ai giardini di fronte all’ospedale Giovanni Bosco nell’ultimo anno, la lapide di Impastato + stata violata 4 volte» e Tressso specifica che, secondo lui, dietro un gesto simile non vi sia una protesta «piuttosto ignoranza, chi l’ha divelta magari nemmeno conosceva Impastato». E l’assessore continua spiegando che la Città si impegna, mettendo a bilancio denari necessari a un ripristino «però è un grande sforzo di energie. E i tempi sono lunghi». Molti monumenti sono stati ripuliti dopo le manifestazioni «si parla di mesi. Stiamo cercando con la Sovrintendenza un modo per sveltire i tempi, una metodologia da applicare, ad esempio, c’è il monumento totem alla Pellerina, lo ripuliamo e lo reimbrattano regolarmente».
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