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Il dato

I torinesi non pagano la Tari. Buco milionario di mancate riscossioni (per colpa dei furbetti)

Un buco non di poco conto quello che emerge dalla panoramica sullo stato di riscossione dei tributi comunali

Tari

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Un buco non di poco conto quello che emerge dalla panoramica sullo stato di riscossione dei tributi comunali: poco meno di 66 milioni la cifra relativa a quanto dovuto al Comune dai torinesi, ma non pagato, nel 2024. In particolare, la Tari è quella tassa che i torinesi non vogliono proprio pagare e l’ammanco sfiora i 53 milioni. Fotografia fornita ieri dall’assessora Gabriella Nardelli in consiglio comunale: del gettito comunale relativo allo scorso anno e pari a 467 milioni euro (escludendo il recupero delle evasioni) è meno dell’88% quanto viene riscosso. «Una limitata capacità di riscossione dei tributi - così il consigliere di Torino Libero Pensiero, Pino Iannò, autore dell’interpellanza - che limita la costruzione di schemi perequativi adeguati». Infatti, oltre a questi 467 milioni (la cifra somma i 250 milioni dell’Imu e i 177 milioni della Tari) c’è una quota pari al 12% circa evidenziata dall’assessora Nardelli come «mancate riscossioni dei tributi comunali». Insomma, quel denaro che sarebbe dovuto ma che non è stato versato dai torinesi.

Di questa cifra, la fetta maggiore è imputabile proprio alla Tari (per la precisione parliamo di 52 milioni e 785mila euro, dei 66 milioni complessivi), ma ci sono anche importanti quote legate al mancato pagamento della Cosap - la tassa di occupazione di spazi ed aree pubbliche in maniera temporanea o permanente nel territorio comunale - pari a 6.441mila euro e dell’Imposta municipale unica - o Imu - pari a quattro milioni. In quest’ultimo caso, l’intensificazione dei controlli, grazie all’incrocio dei dati catastali con la banca dati Siatel (il portale dell’Agenzia delle Entrate che consente lo scambio attivo di informazioni tra amministrazione pubblica centrale e locale) ha in effetti migliorato di molto la situazione, portando dal 2022 al 2024 ad un +30% degli incassi pubblici, frutto degli avvisi di accertamento. «I tributi comunali, come Imu e Tari, dovrebbero essere accertabili e riscuotibili con una certa facilità, stante l'immediata definizione della base imponibile», afferma Pino Iannò. «La cifra non riscossa - prosegue il consigliere - è abbastanza consistente e sarebbe auspicabile che il Comune agisca velocemente con il suo recupero». A parziale discolpa dei torinesi ci sono quote negli ultimi anni in continua crescita (che porteranno le entrate da imposte, tasse e proventi complessive del Comune dai 657 milioni del 2024 ai 694 previsti nel 2027), e di cui l’aumento della Tari sarebbe la “ciliegina”. «Ma è un adeguamento reso necessario dell’aumento dei costi dovuto all’inflazione e senza il quale per i comuni non sarebbe possibile garantire per il futuro la totale copertura dei costi del servizio e la conseguente messa in sicurezza degli equilibri di bilancio», aveva spiegato nel giugno scorso l’assessora Nardelli.

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