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salute
20 Maggio 2025 - 13:29
Immagine di repertorio
In Piemonte si stima che siano circa 3.800 le persone affette da Thyroid Eye Disease (TED), una malattia autoimmune complessa che interessa soprattutto le donne e può manifestarsi anche indipendentemente da disfunzioni della tiroide. Spesso però, chi ne soffre non sa di averla. La patologia infatti è sottodiagnosticata, e può provocare sintomi come visione doppia, proptosi (occhi sporgenti), arrossamento, dolore e difficoltà nei movimenti oculari, con pesanti conseguenze sia visive sia emotive. La TED è nota per la sua complessità e la difficoltà di diagnosi, motivo per cui è essenziale un approccio multidisciplinare. La gestione integrata coinvolge diverse figure specialistiche (endocrinologi, oculisti, ortottisti, radiologi, chirurghi, neurologi e altri) che collaborano in un percorso coordinato per garantire una diagnosi precoce, la stabilizzazione della malattia e un trattamento personalizzato.
Il tema è stato al centro di un incontro organizzato da Motore Sanità con il contributo di Amgen, finalizzato a fare il punto sulla ricerca, la gestione clinica e l’organizzazione dei centri di cura in Piemonte, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita dei pazienti. Emma Balducci Gazzotti, ex-presidente dell’Associazione Italiana Basedowiani e Tiroidei (AIBAT), ha raccontato le difficoltà psicologiche legate alla malattia. "È una patologia che può avere molti sintomi, tra cui visione doppia e proptosi (i cosiddetti “occhi sporgenti”), come quelli dell’attore Marty Feldman, l’indimenticabile Igor di Frankestein Junior, uno dei pochi, forse l’unico, che sia riuscito a 'girare' la deformazione degli occhi a proprio favore. Gli altri fanno i conti con gravi conseguenze, anche di natura psicologica", racconta Balducci Gazzotti, di cui lasciamo qui un estratto della testimonianza condivisa ad Amgen Italia.
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Il dottor Maurilio Deandrea, Direttore della SC Endocrinologia AO Ordine Mauriziano Torino, ha sottolineato che nei casi più gravi la TED può portare alla perdita della vista. Il dottor Marco Mellano, Dirigente Medico dell’Oculistica AO Ordine Mauriziano, ha evidenziato l’importanza di un percorso di cura strutturato che assicuri continuità assistenziale, riduca le complicanze visive e ottimizzi le risorse sanitarie, con un’attenzione particolare al supporto psicologico e alla riabilitazione funzionale. "Gli specialisti coinvolti sono molteplici - spiega - non in ordine di importanza: l'oculista, l'ortottista, l'endocrinologo, il radiologo, il medico nucleare, il chirurgo della tiroide, l'otorinolaringoiatra e/o il chirurgo maxillo faciale, il neurologo, l'infermiere di percorso/case manager, l'anestesista.
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