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La Bulgaria entra nell’euro dal 2026: via libera finale dall’UE, ma nel paese cresce la diffidenza

Dopo anni di attesa e riforme economiche, Sofia diventa il 21° paese dell’Eurozona, ma metà dei cittadini è contraria

La Bulgaria entra nell’euro dal 2026: via libera finale dall’UE, ma nel paese cresce la diffidenza

È ufficiale: dal 1° gennaio 2026 la Bulgaria adotterà l’euro, diventando il 21° membro dell’Eurozona, a tre anni di distanza dall’ingresso della Croazia. Martedì il Parlamento europeo e il Consiglio dei ministri delle Finanze dell’UE hanno approvato in via definitiva l’adesione del paese balcanico, dopo i pareri favorevoli già espressi da Banca Centrale Europea e Commissione a inizio giugno. L’annuncio arriva al termine di un percorso lungo e tortuoso, iniziato con l’ingresso della Bulgaria nell’Unione Europea nel 2007 e costellato da ritardi, instabilità politica e diffidenze interne. E ora, se da un lato si apre una nuova fase di integrazione economica, dall’altro emerge con forza il malcontento di un’opinione pubblica spaccata, preoccupata soprattutto dall’effetto dell’euro sul costo della vita.

L’adozione dell’euro non è automatica per i paesi dell’UE: richiede il rispetto di criteri economici stringenti detti “di Maastricht”, che riguardano inflazione, debito pubblico, stabilità dei tassi di cambio e sostenibilità fiscale. Nonostante fosse obbligata a intraprendere questo percorso dopo l’ingresso nell’UE, la Bulgaria ha impiegato oltre 17 anni per raggiungere gli standard richiesti. 

Secondo un sondaggio pubblicato in primavera, il 50% dei cittadini bulgari si oppone all’introduzione dell’euro, mentre solo il 43% la sostiene. I favorevoli vedono l’euro come un’occasione per attrarre investimenti, aumentare la stabilità e favorire l’integrazione europea, mentre i contrari temono un impatto negativo sui prezzi, come già avvenuto – almeno nella percezione comune – in altri paesi al momento del cambio. Le manifestazioni di protesta, guidate soprattutto da partiti euroscettici e filorussi, si sono intensificate negli ultimi mesi. Il presidente Rumen Radev, espressione di questa corrente politica, aveva anche proposto un referendum sull’euro, poi respinto dalla Corte costituzionale per incompatibilità con gli obblighi europei.

Negli ultimi tre anni la Bulgaria ha attraversato una delle fasi più turbolente della sua storia democratica recente: sette elezioni legislative in meno di quattro anni, governi brevi e coalizioni fragili. Il processo di adesione all’euro ha risentito anche di questo contesto, rallentando l’attuazione delle riforme richieste da Bruxelles. Nel marzo 2024, nonostante tutto, il paese è riuscito a entrare anche nell’area Schengen, seppure con limitazioni legate ai controlli di frontiera interni. L’adozione dell’euro è ora vista dalle istituzioni europee come un passaggio naturale per consolidare l’integrazione della Bulgaria nel cuore dell’UE.

L’euro promette maggiore stabilità monetaria, semplificazione dei commerci e pieno accesso al mercato unico. Non sarà più necessario cambiare valuta per viaggiare o fare acquisti all’interno dell’Eurozona.

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