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Il Giandujotto simbolo di Torino è nato nel quartiere San Donato

Giandujotto
È uno dei prodotti tipici piemontesi più noti nel mondo, ed è uno dei simboli di Torino al pari della Mole Antonelliana e del monumento equestre di piazza San Carlo; è il Giandujotto, umile cadeaux di cioccolato che si fa importante portavoce del Piemonte. Ci si può domandare perché uno dei più celebri prodotti di Torino sia in realtà un cioccolatino. Insomma: cosa c'entra Torino con il cioccolato, che è un prodotto proveniente dall'America?

Il Piemonte sabaudo non aveva certo delle colonie nel Nuovo Mondo, ma nel Cinquecento la corte torinese era particolarmente vicina alla Spagna. E la Spagna le colonie le aveva, eccome. Ecco dunque perché il cioccolato arrivò a Torino: Emanuele Filiberto, che era cresciuto alla corte di Madrid, conosceva bene il cioccolato e pare che i primi cioccolatieri giunsero in Piemonte al seguito del duca Testa di Ferro, una volta che i francesi furono cacciati dal territorio dei Savoia.

Da quel momento, il cioccolato non se ne andò più dal Piemonte; anzi, attecchì a tal punto che lo si può considerare di buon diritto come uno dei prodotti gastronomici per eccellenza della nostra regione. E il giandujotto? La sua data di nascita è il 1865: in quell'anno, per idea della Caffarel, nasceva il cioccolatino simbolo di Torino, che era anche il primo cioccolatino incartato al mondo. Cioccolato finissimo e nocciole del Piemonte, aggiunte all'impasto per meri motivi economici.

L'idea di mischiare al cacao finissimo le nocciole venne a Michele Prochet, ma fu nel 1865 che la Caffarel produsse il cioccolatino a forma di barca rovesciata. I Caffarel avevano il loro stabilimento in via Balbis, nel quartiere San Donato: il cioccolatino nacque in quella che era una ex conceria, rilevata da Pier Paul Caffarel insieme al figlio Isidore nel 1826, e si chiamò inizialmente ël givo, parola che in piemontese indica il maggiolino ma anche il mozzicone di sigaretta. È proprio al mozzicone che si ispirò la Caffarel, perché la forma può far pensare a un piccolo sigaro.

Il nome non era destinato a durare: dopo poco tempo fu ribattezzato gianduiotto, legando per sempre il nome del burattino inventato ad inizio Ottocento da Giovanni Battista Sales e da Gioachino Bellone anche a quello dell'impasto di cioccolato e nocciole. All'epoca, Gianduja era popolarissimo: il nome fu azzeccato, perché in questo modo il giandujotto fu distribuito durante i carnevali e divenne vero simbolo dell'industria dolciaria torinese.
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