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26 Ottobre 2021 - 10:46
A Torino c’era una galleria che non c’è più. Era la galleria Natta, primo dei passages commerciali cittadini, costruita nel 1858 in via Roma in quello che, nel Seicento, era stato il palazzo del conte Federico Tana. Il nome della galleria si doveva al marchese Giuseppe Natta d’Alfiano, che la realizzò su progetto dell’architetto Barnaba Panizza.
Univa via Roma al vicolo Tre Quartini (oggi scomparso) e via Santa Teresa e richiamava, tanto nella forma a “T” quanto nell’ubicazione, l’attuale galleria san Federico. I tre ingressi erano caratterizzati da degli archi, visibili ancora nelle fotografie della vecchia via Roma. La copertura era in vetro (ad essa si ispirò la successiva galleria Umberto I, a Porta Palazzo), sorretta da ampie capriate metalliche, permettendo un’ottima illuminazione nell’ambiente sottostante, nel quale si trovavano numerose vetrine di lusso e caffè alla moda. Vi era anche un noto ristorante, il Meridiana, che era un abituale luogo di relax per scrittori ed artisti; fu successivamente trasformato in cinema, mantenendo lo stesso nome.
La costruzione di questo luogo coperto fu decisa per emulare il successo dei passages francesi: Torino, che un po’ copiava la moda di Parigi, non poteva rimanere priva di luoghi così mondani, che nella capitale francese erano costruiti fin dalla fine del Settecento.
Per alcuni anni, la Natta fu l’unica galleria torinese; nel 1873 fu progettata la Galleria dell’Industria Subalpina, squisita opera dell’ingegner Pietro Carrera, e così i passaggi coperti torinesi divennero due. Mentre la Subalpina veniva realizzata, la Natta cambiò nome: ora si chiamava galleria Geisser, perché nel 1876 era stata acquistata dal commendator Geisser, anche se molti continuarono a chiamarla con il vecchio e storico nome (con il quale passò alla storia). Con l’aggiunta della galleria Umberto I nel 1888, Torino ebbe tre passaggi coperti, di cui due particolarmente aulici ed uno funzionale al mercato cittadino.
Eppure, nemmeno la bellezza e la praticità della galleria Natta poterono salvarla dalla demolizione: sfortuna volle che si trovasse negli isolati che il comune di Torino decretò di sventrare negli anni Trenta, quando fu necessario ricostruire totalmente via Roma. Il podestà di Torino aveva deciso di ricostruire via Roma per rendere competitiva e “alla moda” la città, che iniziava ad essere considerata antiquata se paragonata alla vicina Milano. Dopo la demolizione e la ricostruzione della più centrale arteria cittadina, la galleria fu ripristinata con il nuovo nome di Galleria San Federico: quella che tutti conosciamo, e che andò a riproporre la stessa pianta della Natta/Geisser, oltre agli stessi esercizi commerciali. Così, anche nella San Federico oggi troviamo caffè e negozi di lusso; vi è pure un cinema, lo storico Lux, che sostituisce il precedente cinema-caffè Meridiana.
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