Tra il 1711 ed il 1713 fu realizzato uno dei più imponenti viali alberati d’Europa: l’attuale corso Francia, nato per unire Torino a Rivoli, il sobborgo più amato dai Savoia. Rivoli, un piccolo gioiello di storia e di tradizione sabauda, che ha avuto tanta importanza per la storia della dinastia regnante e del Piemonte. Se i primi insediamenti umani nella zona rinvenuti sono risalenti al I secolo d.C., Rivoli divenne importante specialmente nel Medioevo, quando la sua posizione geografica la rese essenziale: crocevia obbligato per chi giungeva dalle Alpi e per chi intendeva lasciare l’Italia, Rivoli divenne una cittadina di tutto rispetto, nonostante il suo essere periferica rispetto ai grandi potentati italiani. Ne seppero qualcosa anche i cavalieri di Carlo Magno, che si scontrarono poco oltre Rivoli, alle Chiuse di San Michele, con i longobardi di re Desiderio.
Nel basso Medioevo Rivoli divenne un feudo fedele ai Savoia, riconosciuti signori della cittadina nel 1247: da quella data si può dire che i conti di Savoia si affezionarono a Rivoli, iniziando a fortificarla e a renderla florida economicamente. Il conte Amedeo VI si disse che ebbe la sua dimora in una casa del centro, in via Fratelli Piol, che ancora oggi porta il suo nome. Ben lungi dall’essere una conurbazione di Torino, Rivoli era nel Medioevo un felice borgo più alpino che padano, con una serie di porte di accesso che sono ancora note dal punto di vista toponomastico. Il castello di Rivoli, però, fu inaugurato solo nel XVI secolo da Emanuele Filiberto Testa di Ferro, che vide in questa cittadina uno splendido rifugio ancora in buona parte agreste. Per il lavoro di costruzione fu chiamato l’architetto ducale Ascanio Vittozzi, poi affiancato dai due Castellamonte che proseguirono l’opera, terminata nel 1644 con l’aggiunta della cosiddetta Manica Lunga.
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Più volte il castello fu danneggiato, specie durante la devastante guerra di successione spagnola, che lasciò segni indelebili a questa che era pensata per essere una vera delizia di corte. Nel 1716 un lavoro di restauro e ampliamento fu affidato a Filippo Juvarra, ma i lavori non furono ultimati. Gli ultimi anni di vita di Vittorio Amedeo II furono vissuti qui (il re però morì a Moncalieri), rinchiuso nel castello per volere del figlio Carlo Emanuele III. Trasformato in biblioteca civica, quindi in museo di arte contemporanea, il castello è oggi parte delle residenze sabaude ed è tutelato dall’Unesco. Il castello visse i suoi momenti d’oro nel Sei e Settecento; nell’Ottocento, invece, Rivoli crebbe e si espanse fino a corso Francia: giovò la presenza di un rapido collegamento con Torino, che permise alle industrie di assestarsi sull’asse di corso Francia. Fu così che il comune si estese fino a Cascine Vica, amalgamandosi con l’area urbana di Grugliasco e Collegno.
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