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Un po’ punk e un po’ parabola

Salmo
Mi sono goduto, in una sorta di differita, la polemica, da consumarsi rigorosamente solo via social o tramite titoli del giornali che inseguono i suddetti social, sul concetto stesso di artista. Sì, è un tema complicato, una discussione che può mettere insieme filosofia, religione, tecnica, forse anche ingegneria, le belle lettere, includiamoci anche la moda, l’unicità di un gesto sportivo... «Se avessi voluto seguire le regole non avrei fatto l’artista» dice un rapper che è passato in “gloria” (da buon Salmo) per un indecente assembramento privo di controllo al suo concerto.

Presumo però che la regola di essere iscritti alla Siae o similari per incassare i diritti la rispetti... Spero rispetti la regola di pagare chi lavora per lui. In ogni caso, il Salmo finisce in rissa verbale con il rivale Fedez e buon per lui che non gli scateni contro le sue truppe la Ferragni. Al rapper arriva un “endorsement” del Principe, Francesco De Gregori, che probabilmente da stravaccinato, stragarantito e pasciuto osserva che sono sbagliate le regole.

Ermal Meta si rammarica di non essere artista perché rispetta le regole. Ruggeri, mezzo negazionista e tanto bastian contrario per vocazione, annuncia i suoi concerti senza Green Pass ma con tamponi gratuiti. Ma lui è stato punk prima di noi, eh già. Eric Clapton aveva parlato e fatto discutere nei giorni scorsi, rifiutando la «discriminazione» dei pass, a costo di non tenere i concerti. Parola di God, altro che semplice Salmo, ergo Slowhand non si discute.

Ai tecnici, agli esperti, ai Migliori tanto pronti a liberare (fortunatamente) gli stadi e ancora duri e severi con un settore penalizzato da due anni (e penalizzati sono gli addetti ai lavori, mica gli artisti), viene in mente qualche soluzione meno filosofica? Perché puoi anche combattere la legge, ma poi la legge vince. Parola di Joe (Strummer).

andrea.monticone@cronacaqui.it
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