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Se 500mila vi sembran poche

Eutanasia

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La Cei ovviamente è sgomenta e critica. Ai vescovi non va giù che le firme per richiedere il referendum sull’eutanasia abbiano già superato il mezzo milione e che adesso si punti anche a raddoppiarle. Nichilismo, individualismo, rifiuto della fede: nella loro polemica preoccupazione ci mettono un po’ di tutto e in fondo è anche giusto, perché sono vescovi e dunque fanno i vescovi. Così come è normale che qualcuno in Vaticano possa non apprezzare la legge Zan.

Ma dopo aver espresso il loro parere costituzionalmente garantito, sono pregati di accettare la realtà dei fatti: ci sono persone che chiedono la dignità di andarsene nel momento in cui la vita non è più tale. E soprattutto c’è un Paese che ha bisogno di darsi una regolata - e una legge - su un tema che sarebbe bieco oscurantismo continuare a ignorare, a posticipare e via discorrendo. Dovrà decidere la politica italiana, ergo i signori prelati sono invitati a non tentare di influenzare né il dibattito né gli iter legislativi (eventuali), come già abbiamo visto che hanno tentato di fare.

D’altra parte, la nostra politica riesce benissimo da sola a incartarsi sul tema: sorda, come sempre, alle voci che arrivano da una fascia sempre più ampia di persone, ma soprattutto dai giovani e proprio in questo momento storico, in cui in tanti la morte hanno potuto vederla non alla tv o in un videogame ma nella quotidianità, sentendone la vicinanze, scontandone gli effetti, come in un tempo di guerra.

Il diritto alla buona morte va riconosciuto perché esso significa anche diritto a una vita dignitosa, rispettosa dell’essere umano. Se cinquecentomila firme sembrano poche, aspettiamo allora che si arrivi al milione e poi vediamo se qualcuno avrà il coraggio di cassare la proposta di referendum o fingere di dimenticarla.

andrea.monticone@cronacaqui.it
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