Le speranze sono finite poco prima di mezzogiorno, quando uno dei vigili del fuoco che per ore hanno scavato tra i detriti ha affidato il corpo del piccolo Aron a un collega e poi si è quasi accasciato su ciò che restava di un mobile, le mani a coprire le lacrime. La soddisfazione per aver salvato quattro persone non è stata abbastanza forte da coprire la disperazione per non essere riusciti a fare altrettanto proprio con l’ultima, la più piccola e indifesa. La tragedia che ha scosso Torino è avvenuta ieri mattina, poco prima delle 9, quando un boato ha fatto tremare i vetri di Madonna di Campagna. A saltare in aria è stata un’abitazione di strada del Bramafane, estrema periferia di Torino. Una strada talmente nascosta, tra via Lanzo e strada dell’Aeroporto, che mai nessuno vi ha neanche portato le condotte del gas. E così, nelle casette e nelle ville, ci si arrangiava come una volta: con le bombole del gas. Una da usare e magari una di riserva, sul balcone. Abbastanza per trasformare ogni piccolo appartamento in una potenziale bomba. Ed è proprio quello che è successo ieri. In attesa che le indagini dei vigili del fuoco facciano chiarezza, si può comunque intuire cosa sia successo. Vista l’ora, è probabile che uno degli inquilini abbia acceso il fornello per prepararsi la colazione, senza accorgersi che l’appartamento era saturo del gas fuoriuscito da una di quelle bombole. L’esplosione ha devastato il primo piano e le soffitte, segno che è partita proprio da lì, forse dall’apparta – mento del giovane Robert Panaite, romeno che proprio ieri compiva 22 anni. Un’ipotesi che nasce dal fatto che è arrivato al Cto con il 50% del corpo ricoperto da ustioni di secondo e terzo grado: il segno che è stato investito dalla fiammata, più che dalle macerie. Lui lotta tra la vita e la morte, è il ferito più grave di questa tragedia. Ma c’è chi purtroppo non ce l’ha fatta: Aron aveva solo 4 anni, ed era in casa con la mamma Nertila Tila, 34 anni, nata in Albania ma da tanto tempo residente in Italia, prima in provincia di Caserta e poi qui. Lei incredibilmente non è ferita in maniera grave: è rimasta a lungo sotto le macerie ma per fortuna non è stata schiacciata. A poca distanza da lei però c’era il suo bambino, che non ha avuto la stessa fortuna: è stato l’ultimo a essere ritrovato, anche grazie al fiuto dei cani. Quando è stato estratto dalle macerie è calato il silenzio: i vigili del fuoco hanno capito subito che non c’era più nulla da fare e l’hanno affidato al 118, sperando in un miracolo che non poteva avverarsi. E che purtroppo non si è avverato. Quando ha capito, il papà di Aron – che non era in casa al momento dell’esplosione – ha avuto un mancamento: ora è ricoverato al Maria Vittoria. Un altro dei feriti di questa tragedia che parla tante lingue è italiano, ha 22 anni anche lui. Si chiama Devis Licata, viveva in uno degli appartamenti al piano terra ed è stato operato, sempre al Cto, per un trauma cranico. È in prognosi riservata, anche se le condizioni sembrano essere meno gravi di quelle del suo coetaneo. Una tragedia che poteva avere dimensioni ben peggiori. Proprio di fianco alla casa esplosa e praticamente sotto al ponte di strada dell’Aeroporto, infatti, c’è il deposito del rivenditore che rifornisce di bombole del gas gli abitanti questo angolo di Torino. Se fosse stato investito dalle fiamme, è facile intuire cosa sarebbe potuto accadere. Sul posto, sono intervenuti in forze anche i carabinieri, la polizia municipale e la polizia, incaricata delle indagini. Ad accertarsi della situazione sono venute anche la sindaca, Chiara Appendino, e la console generale di Romania, Ioana Gheorghias. Ovviamente, dopo il sopralluogo dei tecnici comunali, tutto l’edificio è stato dichiarato inagibile e gli ultimi due inquilini usciti indenni dalle loro case sono stati temporaneamente alloggiati dal Comune in un albergo.
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