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Il guinzaglio intelligente

Computer depositphotos

Foto: depositphotos

Può darsi che la fine del tunnel sia vicina. E non perché i dati inducono all’ottimismo, ma perché lo Stato ha una gran fretta di riportare in ufficio i lavoratori. Ieri, difatti, Draghi ha firmato il Dpcm che riporta al lavoro in presenza, dal 15 ottobre, i dipendenti della pubblica amministrazione, facendo esultare il ministro Brunetta, l’unico titolare della Pubblica amministrazione che odia la pubblica amministrazione.

Per Brunetta, difatti, come capita a molti in posizioni apicali, lo smart working equivale a una specie di vacanza pagata, un po’ come i sussidi equivalgono per altri a consumare i divani. Il lavoro in modalità agile, però, è stato per questi mesi la prima vera grande riforma lavorativa e sociale di questo Paese negli ultimi decenni e lasciarlo cadere, così, solo perché a governanti e capetti piace l’idea di riavere le maestranze sott’occhio, sarebbe una sciocchezza.

Sempre Brunetta ha già annunciato che nel giro di poco - lui ha detto un mese, ma è da vedere - sarà presentato un vero e proprio contratto per l’accesso allo smart working in maniera strutturata e non sull’onda dell’emergenza - molti, anche tra i dipendenti pubblici, hanno dovuto provvedere a connessioni a banda larga a proprie spese, dotarsi di computer o tablet adatti, proprio come è successo agli studenti.

Si tratterà di scelte individuali, non di contratti collettivi, saranno favorite madri con figli fino a tre anni - altra forma di assistenzialismo: non ti do ciò che è necessario per tuo figlio, tipo asili o soldi per le tate, allora ti concedo di lavorare da casa - e situazioni particolari. Purché ci sia una garanzia: il diritto alla disconnessione, per evitare - vista la considerazione di cui parlavamo sopra - che il lavoratore agile sia inchiodato al terminale, come un guinzaglio 2.0.

andrea.monticone@cronacaqui.it
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